Broadchurch, il villaggio dei sospetti

Broadchurch è un luogo che non esiste realmente ma che nell’omonima serie tv identifica un’apparentemente tranquilla cittadina della provincia inglese dominata da una scogliera a picco sul mare dove le persone si conoscono tra di loro. Ma, come spesso succede, l’apparenza inganna e questo vale a livello generale (anche qui ci sono crimini efferati) e a livello individuale (le persone hanno più di uno scheletro nell’armadio). Il fatto che il male si annidi in una piccola comunità rende il tutto ancora più drammatico. La prima stagione, andata in onda nel 2013, si apre con il cadavere del piccolo Danny Latimer, undici anni, che viene ritrovato ai piedi della scogliera. Se inizialmente si pensa a un suicidio, presto i dubbi vengono fugati: qualcuno lo ha ucciso. Sul caso indagano i detective Alec Hardy (David Tennant), appena giunto in città per ricoprire l’incarico di ispettore capo, ed Ellie Miller (Olivia Colman), che a Broadchurch vive da sempre e conosce tutti e che si aspettava quella promozione. Invece deve incassare il colpo e collaborare con il nuovo capo. Otto puntate per arrivare, con un twist finale, alla scoperta dell’assassino, che creerà non pochi drammi destinati ad avere delle ripercussioni anche nelle stagioni successive.

La seconda stagione (2015) spiazza tutti perché continua in parte le vicende della prima, con il processo all’imputato (e l’arrivo tra gli interpreti di Charlotte Rampling, in qualità di avvocato della famiglia del piccolo David), mentre il secondo filone cerca di far luce sul passato di Hardy, affrontando un caso in cui è stato coinvolto. Nella terza, che sta andando in onda su Giallo (canale 38 del digitale terrestre), Hardy e Miller sono alle prese con uno stupratore seriale. La stagione si apre infatti sul primo piano di Trish Winterman (Julie Hesmondhalgh), una donna del posto, che è stata aggredita e stuprata mentre si trovava a una festa ad alto tasso alcolico. Le indagini partono e come sempre succede, a poco a poco, il marcio emerge, gettando ombre su tutti i personaggi coinvolti, perché nulla è mai come sembra. Fin dalla prima messa in onda Broadchurch ha conquistato pubblico e critica: tantissimi i premi conquistati (tra cui tre BAFTA nel 2014) e oltre 10 milioni di spettatori incollati al video per scoprire l’assassino della prima stagione. Punti di forza della serie, creata da Chris Chibnall – recentemente ingaggiato come showrunner di Doctor Who, cult della TV britannica, motivo per cui la terza stagione di Broadchurch sarà anche l’ultima – è sicuramente la coppia atipica di detective, diventati nel tempo oggetto di un vero e proprio culto da parte dei fan: tanto freddo e distaccato è Hardy, soprannominato dai colleghi fin dal suo arrivo “shitface” (“faccia di merda”), tanto empatica e disponible è Miller. Anche l’ambientazione (gli esterni sono girati nel Dorset: a Bridport, West Bay e Clevedon), in un luogo che apparentemente sembra fuori dal mondo e chiuso all’esterno fa parte del fascino, con una natura imponente che fa da parallelo a un’umanita dolente, così come la tensione palpabile in ogni episodio che sembra quasi spingere a un gioco al massacro: sono tutte persone che si conoscono e che, di volta in volta tra sospetti e recriminazioni, sono portate a diffidare le une dalle altre. Ed è proprio sugli esseri umani che si concentra la serie, sui loro sentimenti e reazioni, e questo aspetto la rende diversa dalle altre crime series. Ci mancherà.