Cherif (il personaggio) intervistato da Libération

Il quotidiano francese Libération dal 16 al 24 agosto ha creato una divertente rubrica in otto puntate dal titolo Tête de série (“Testa di serie”), in cui ha intervistato i protagonisti delle serie di culto. Ma attenzione, non gli attori che li interpretano bensì i personaggi veri e propri, con tanto di carta d’identità a indicare i momenti salienti della loro carriera. Come recita il sottotitolo si tratta di un “Incontro immaginario con personaggi della fiction televisiva”.
Dopo il ritratto di Claire Underwood di House of Cards che ha accettato l’intervista per promuovere l’edizione francese del suo libro di memorie Lady Macbeth e io, titolo che apprezza particolarmente perché «Bisogna sempre rivendicare ciò che ci viene rimproverato ed esagerare la propria caricatura. Guardate Trump!» è toccato ad altri personaggi molto amati in Francia (tra cui Phénomène di Le bureau des légendes o Philippe Rickwaert di Baron noir) e non solo (Pio XIII di The Young Pope). La serie si è chiusa in bellezza con l’intervista a quello che è sicuramente il poliziotto più amato e rispettato d’Oltralpe (proprio in questi giorni, a Lione, si stanno ultimando le riprese della stagione 5), Kader Cherif, definito «umanista, solare ed empatico» con all’attivo «una quarantina di casi risolti in quattro anni». Un uomo destinato a fare del bene («Non riesco a vedere la mia vita al di fuori della polizia») nonostante una vita non proprio facile, ma la cui parabola rappresenta «una bella storia, quella di un figlio della meritocrazia, dell’immigrazione riuscita e della Repubblica». Sa di essere un privilegiato («Agisco nel centro di Lione, non nei quartieri che scottano… Ma la leggerezza, può anche essere una difesa…»), ma ci mette del suo («Bisogna comunque pensare positivo. Non vedere sempre il lato negativo delle cose»). Scavando un po’ più in profondità e cercando di capire quale sia il suo orientamento politico, Fabrice Drouzy, l’autore dell’articolo, ipotizza che sia «Macron compatibile», ma il poliziotto non si sbottona sul suo voto alle ultime presidenziali («il riserbo è d’obbligo»), così come non svela troppo della sua vita da seduttore incallito, in particolare circa i pettegolezzi sulla relazione con una collega: «Questa è vita vera, non siamo mica nella serie Castle». Se lo dice lui…