Cherif, l’impertinente sbirro di Lione

cherif-LANG-Fabrice-FTV-MAKING-PRODUn poliziotto dalla faccia da schiaffi, con un sorriso impertinente perennemente stampato sul volto, seduttore seriale e grande conoscitore del territorio in cui si muove. Cresciuto con i film (nel suo ufficio campeggiano i manifesti di Shaft e di Bullit) e le serie poliziesche degli anni ’70 da cui ha imparato molto e che cita appena se ne presenta l’occasione (in primis Kojak, ma anche Colombo e Starsky & Hutch), è un attento osservatore di luoghi ed esseri umani, amato e rispettato da colleghi e superiori benché utilizzi metodi non sempre ortodossi (è solito interrogare i testimoni nel salotto di casa sua, che si trova proprio davanti al commissariato, per creare una situazione più informale e portare le persone a confidarsi). Lui è Kader Cherif, per tutti semplicemente Cherif, magrebino di origine, cresciuto a Lione dove ha fatto carriera e dove ha conosciuto Deborah, la sua ex moglie, avvocatessa di origine ebraica, da cui ha aChérifvuto una figlia, Sarah, che ha quattordici anni e vive un po’ con lui un po’ con la madre. Nella prima puntata della prima stagione, presentata al Courmayeur Noir in Festival e attualmente in onda su Giallo Discovery, arriva da Parigi il capitano Adeline Briard, la nuova collega che farà coppia con lui. Naturalmente è l’opposto di Cherif: ambiziosa, rigida, rispettosa del protocollo, infastidita dai modi del collega da cui pretende il “lei”. Ma Adeline è più complessa e tormentata di quanto sembra: intanto è in fuga dalla capitale dopo il suicidio del fratello, un agente messo sotto inchiesta, per cui il padre, capo della polizia giudiziaria, non ha mosso un dito e poi, nonostante il curriculum di tutto rispetto, si sente in dovere di affermare il suo valore per non essere scambiata per una raccomandata. Andata in onda su France 2 dal 25 ottobre 2013, la prima stagione – composta di otto episodi – ha conquistato pubblico e critica tanto che Oltralpe l’8 gennaio parte la terza stagione dopo che la seconda con i suoi 10 episodi ha mantenuto lo share del 15% con 3,5 milioni di spettatori.
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Le ragioni del successo della serie – ideata da Lionel Olenga, Laurent Scalese e Stephane Droue – vanno cercate nel tono scanzonato e da commedia, con dialoghi e battute intelligenti e uno humour diffuso, nonostante si abbia a che fare con omicidi più o meno efferati. Siamo lontani anni luce dall’ambientazione cupa e dai personaggi melvilliani di Braquo, la serie ideata da Olivier Marchal: qui le atmosfere sono decisamente più solari, Lione, terza città per numero di abitanti poco vista al cinema, rende credibile l’alto numero di delitti, e il fatto che ogni episodio si autoconcluda permette allo spettatore maggiore flessibilità. KADERCHERIF-CHERIFEP_previewSotto l’apparente leggerezza vengono però inserite questioni di peso a partire da quella religiosa: Cherif, musulmano – non praticante, ma attento a non mangiare il maiale – si è sposato con una donna di religione ebraica e anche se i due ormai mal si sopportano, c’è di mezzo una figlia adolescente (che a un certo punto vuole entrare a far parte delle Esploratrici israelite, creando qualche problema al padre). Ma anche la politica, con l’ascesa del Front National e il proliferare di gruppi di estrema destra (come l’Alleanza dei Veri Patrioti). Ma soprattutto si è rivelata particolarmente azzeccata la scelta del protagonista, Abdelhafid Metalsi, simpatica canaglia a cui ci si affeziona immediatamente, così come alla strana coppia a cui dà vita con la collega, interpretata da Carole Bianic.