Il partito comunista cinese ha messo sotto controllo il cinema

Il 2018 è un anno di svolta per il cinema cinese. Nell’ottobre del 2017 è nato il primo Festival di cinema indipendente, sul modello del Sundance, e con ben 52 film in concorso, ma contemporaneamente il Congresso del Partito Comunista, svoltosi nello stesso mese, ha portato ad una inattesa stretta censoria. Da quest’anno tutto il mercato del cinema e della televisione sarà controllato dal Dipartimento Centrale della Propaganda. Difficile al momento capire in quale direzione agirà questo controllo centralizzato, ma non è troppo azzardato prevedere che questa svolta riguarderà l’intero mercato del cinema mondiale. Dal 2017 la Cina è diventata il primo paese per numero di sale cinematografiche, superando gli stessi Stati Uniti. Non èinfatti un caso che crescano le coproduzioni Cina-Hollywood, da Kung-Fu Panda 3 a The Great Wall, ma il mercato cinese vede crescere sia il blockbuster interno, spesso al primo posto per ricavi commerciali come Wolf  Warrior II, sia l’importazione di film, in specie dall’India e dagli USA. Il semplice aumento delle sale non basta infatti a spiegare come la Cina nei primi tre mesi del 2018 abbia superato Stati Uniti e Canada insieme per incassi (3,17 miliardi di dollari contro i 2,85 del Nordamerica). Così l’intervento censorio del Partito Comunista tramite il suo Dipartimento Centrale della Propaganda non è detto che voglia agire sui contenuti, quanto invece nel tutelare la redditività del mercato. Sotto attacco da parte del Quotidiano del Popolo è finita per ora la critica troppo dura verso il kolossal sinoamericano The Great Wall di Zhang Yimou, un vero flop in Cina. In apertura e qui sotto due immagini tratte da Youth di Feng Xiaogang.

In questo contesto cosa sarà di un Festival come quello voluto da Jia Zhangke, il più famoso dei cineasti indipendenti cinesi, amico di Ang Lee? Nella provincia interna di Shanxi, dove si trova la piccola città di Pingyao, si vuole ripetere l’esperimento di Robert Redford a Park City. Singolare che il film che doveva inaugurare la manifestazione, FangHua (Youth), era del regista più acclamato e popolare in Cina, Feng Xiaogang. La sua proiezione è stata bloccata perché non si gradiva la coincidenza con la Festa Nazionale di Ottobre e quindi con la celebrazione del Congresso del Partito. Quando è uscito in sala, dopo due mesi, il film era tagliato di dodici minuti. Così Feng Xiaogang si è trasformato in padrino della libertà di espressione dei giovani registi. Vedremo con la seconda edizione del Festival di Pingyao cosa accadrà. La Cina è dunque vicina, e anche per questo abbiamo deciso di aprire un percorso di Duels, utilizzando le diverse occasioni offerte dai Festival in Italia, sempre più attenti a questo paese, dal Far East Film Festival di Udine alle diverse sezioni de Il Cinema Ritrovato, delle Giornate del Cinema Muto per le retrospettive, alle proposte del Torino Film Festival e altro ancora.