Jack London fotografo in Le strade dell’uomo

540610210_640Le cose che a me piacciono costituiscono la mia scala di valori. E quel che mi piace più di tutto è il successo personale: non il successo inteso come plauso del mondo, ma quello che mi rende felice. È il vecchio “Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!”. Ma per me il successo personale dev’essere concreto. Preferisco vincere una gara di spruzzi in piscina, o restare in sella a un cavallo che cerca di schizzare via, che scrivere il grande romanzo americano […] Siccome sono vivo, voglio vedere, e il mondo intero è molto più grande, da vedere, di una cittadina o di una stretta vallata.”

Jack London

 

London_le_strade_dell_uomo_GLe strade dell’uomo (Contrasto, pag.196 euro 19,90), a cura di Alessia Tagliaventi con una brillante introduzione di Davide Sapienza, presenta un’ampia selezione delle fotografie di Jack London accompagnate da brani tratti da alcuni dei suoi capolavori di narrativa e giornalismo. I testi proposti nel volume sono estratti da diversi scritti dell’autore: Il popolo degli abissi (1903), lucido e impeccabile reportage sociologico sulle classi emarginate dell’East End londinese di cui viene proposto il primo capitolo e altri estratti; La guerra russo-giapponese (1904), con due articoli del San Francisco Examinier per cui era corrispondente di guerra; Terremoto San Francisco(1906), con l’articolo del Collier’s Weekly dal celeberrimo incipit “San Francisco is gone. Nothing remains of it but memories”; La crociera dello Snark, il diario della traversata del Pacifico compiuta a vela, di cui nel libro si riporta il capitolo introduttivo e altri estratti. Lo scrittore svela l’intensità del suo sguardo compositivo, dimostrando di sentirsi perfettamente a suo agio anche con la macchina fotografica. Jack London produsse oltre 12.000 fotografie.

Corea, 1904
Corea, 1904

Sì. Jack London fu il vero storyteller. Per darci il suo messaggio scelse la scrittura, ma non solo e questo volume è nato per dimostrarlo: per la prima volta in Italia, a un secolo da quando i lettori italiani hanno imparato ad amarlo, arriva un’opera di Jack London che cambierà la percezione pubblica di questo artista. Un’opera organica, che si concentra su un periodo preciso, all’incirca la metà esatta della sua carriera letteraria che visse la sua parabola dal 1900 al 1916. London, curioso indagatore della civiltà umana (dal pensiero filosofico e scientifico a quello artistico; della tecnologia e della politica, della cultura e dell’arte) in quei sedici anni i tre decenni scattò oltre dodicimila fotografie: un dato che ben riflette la vastità delle sue esperienze. Non era un dilettante: sapeva cosa faceva e come farlo. Aveva studiato la nuova arte al punto da chiamare le sue immagini “documenti umani”, che per lui valevano tanto quanto i romanzi, i racconti, i reportage, gli editoriali.”

Davide Sapienza