Lanterna Magica di Crepax in Limited Edition, con un saggio di Gillo Dorfles

Pubblicato per rendere omaggio alla prima edizione della graphic novel datata 1978, la Limited Edition di Lanterna Magica è un libro di grande formato impreziosito da tre serigrafie numerate e autenticate dall’Archivio Guido Crepax e da una tavola artistica autografata da Lorenzo Mattotti. La storia, interamente disegnata da Crepax, è esempio di grafica modernissima e di ambientazioni e contesti “fuori dalle dimensioni storiche”. La prima edizione era stata introdotta da un testo di Gillo Dorfles che qui viene riportato integralmente e che riposiziona il valore delle tavole di Valentina non solo all’interno della prospettiva creativa di Guido Crepax ma, soprattutto, nel contesto artistico del panorama europeo. Le 216 pagine dell’opera sono stampate su preziosa carta avorio e arricchite da un omaggio autografo di Lorenzo Mattotti espressamente realizzato per il volume. Il progetto Lanterna Magica, Skira Limited Edition, è tirato a 300 copie e diviso in tre varianti caratterizzate, ognuna, da una serigrafia autenticata dall’Archivio Crepax: Imitazioni, Riflesso e Bambole.

 

L’opera verrà presentata in un incontro previsto per domani,  giovedì 13 dicembre alle 17.30 alla Pinacoteca di Brera di Milano (Sala della Passione, Via Brera 28). Partecipano Antonio, Caterina e Giacomo Crepax. Interviene Paolo Barcucci, esperto di fumetto d’autore. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

 

 

Per gentile concessione di Skira editore pubblichiamo un estratto dal saggio di Gillo Dorfles.

 

Quali vicende attendono, ancora una volta, Valentina nelle tavole di questa nuovissima Lanterna Magica? Ancora le catene, le torture, le fustigazioni, gli adescamenti? O, invece, Crepax intraprende una ulteriore vivisezione del suo personaggio e lo immerge nel limbo della memoria per finalmente redimerlo? Una inflessibile lucidità descrittiva, assieme a una assenza di partecipazione patetica, fanno sì che Crepax appaia come il creatore d’immagini fantastiche che – seppure decisamente sue – lo sono a un livello talmente “precluso” da non essere più traumatiche né per l’autore né per lo spettatore. Valentina, come tutti i grandi e piccoli personaggi dei fumetti è perenne, è soltanto sincronica: la sua storia, ormai densa di eventi e di avventure, si svolge in un tempo senza durata. La sua età è costante come la sua pettinatura. La sua persona è indenne dalle scalfitture, dalle sofferenze, dai soprusi inflittigli; le sue natiche, i suoi seni, immacolati e immarcescibili. Valentina vive in un tempo e in uno spazio mitico, fuori dalle dimensioni storiche, fuori dalle concatenazioni causali; ma tuttavia sottoposta a tutte le lusinghe, le attese, le ripulse, che nel mondo reale potrebbero aggredirla e invischiarla. In questo libro Crepax ci dà un quadro più complesso, forse il più completo, della sua eroina. E il fatto stesso che io definisca “libro” questa serie di tavole, significa che le considero come qualcosa di “leggibile”. Infatti, scorrendo uno dopo l’altro questi fogli, ci addentriamo in un racconto che possiede un suo intreccio, un principio, una fine. Dovremo allora affermare che il fumetto – o questo particolare fumetto – è da considerare un “genere” letterario? Forse almeno in parte. La narrazione appartiene anche ad altre arti visive: al cinema come ai cicli d’affreschi medievali e rinascimentali, o agli e-machimono giapponesi. Ma, oggi, dopo la lunga stagione astratta, un’urgenza narrativa, che non sia solo quella troppo razionalizzata della letteratura, s’avverte ovunque, ed è giusto che sia il fumetto a colmarla. Tanto più quando si ponga mente al fatto che questo genere ha inglobato nel suo linguaggio svariati “codici”: da quello decisamente figurativo (del disegno, della pittura), a quello filmico (coi suoi flash back, con le inquadrature e il montaggio delle singole sequenze ecc.) a quello della fotografia, di cui, oltretutto, Valentina è un’addetta.
Ma, torniamo al personaggio Valentina: alla quale, ormai da anni, siamo affezionati (sempre, sia ben chiaro, senza che questo affetto coinvolga nessun “pathos”!) e che non appartiene soltanto al suo inventore, ma a tutti coloro che la seguono e partecipano alle sue avventure. Questo personaggio è insomma, nel suo palese o velato ermafroditismo, un equivalente del nostro io, che ci portiamo dentro, da cui non osiamo separarci, e che ci riconduce ai nostri fantasmi infantili o adolescenziali, alle fasi lontane e immature dei nostri giochi libidici. Credo che il lettore non avrà difficoltà a decriptare questi fogli. Ma preferisco, tuttavia, tentare una mia personale interpretazione degli stessi (che non è necessariamente l’unica, proprio perché ogni segno, ogni immagine, in questi disegni, è ambiguo, può caricarsi di quei significati che ognuno di noi gli vorrà attribuire).
Una delle caratteristiche, anzi, di questo fumetto è quella di essere molto più complesso delle consuete “bande disegnate”, anche di quelle più sofisticate; di essere, non solo una piccola storia (una historieta come dicono gli spagnoli), ma di costituire quasi una autoanalisi per l’autore come per il lettore. Il quale, poi, scoprirà – come attraverso un test proiettivo di nuovo tipo – tutto quello che il suo super-io di solito censura, e che invece le immagini ambigue del racconto gli permetteranno di riportare a galla nella sua coscienza (o, almeno, nel suo pre-conscio).