Maledetto sortilegio: agli albori dell’horror canadese

La storia del cinema horror canadese, circoscritta perlopiù agli exploit di David Cronenberg, è ancora un territorio in larga parte inesplorato: se la distribuzione italiana dell’epoca è comunque riuscita a tenere abbastanza il passo (titoli come Deranged, La morte dietro la porta e questo Maledetto sortilegio sono transitati dalle nostre parti) a mancare è stato lo sguardo d’insieme, quello che permettesse di ragionare compiutamente su una cinematografia (ri)emergente e sulle sue tematiche. La pellicola di Eddie Matalon è abbastanza paradigmatica: scomparsa per anni (e non solo in Italia, dove si conta comunque una pionieristica edizione in videocassetta della Easy Video), sopravviveva nel ricordo unicamente in quanto clone a basso costo de L’esorcista, che contribuiva a ingrassare un filone all’epoca molto fecondo. Il successo del capolavoro di Friedkin è stata indubbiamente la molla che ha innescato la co-produzione franco-canadese, insieme alla nuova politica di tax shelter nordamericana che spingeva le produzioni europee a girare a Montréal. Ma la riscoperta compiuta dall’editore Severin, e oggi ripresa dall’edizione DVD italiana della Shockproof, ci permette di contestualizzare meglio una storia che si offre innanzitutto nel segno della più bizzarra contaminazione: i debiti friedkiniani iniziano e finiscono con l’idea della bambina posseduta (in questo caso dallo spirito di un’altra bimba morta prematuramente) e con il linguaggio scurrile (il “curse” del titolo originale, che si può leggere come maledizione, ma anche come bestemmia, parolaccia).

 

A questo dobbiamo sommare il gusto per il potere paranormale alla Carrie, il filone delle case infestate (che sempre in Canada genererà un autentico gioiello come il Changeling di Peter Medak) e il piacere dei “feticci”, qui simboleggiati dalla bambola che permette il tramite della possessione. Matalon porta avanti con coraggio una storia all’insegna della più sfrenata sgangheratezza, con una fotografia che insiste sui motivi del rosso, quasi sovraesposta, e con un andamento ondivago, in parte consapevole del risultato, in parte inerziale: il difetto si tramuta in pregio laddove riesce a perpetuare l’impressione di una realtà doppia, dove i presupposti si rovesciano e si confondono. Cathy è una dolce bambina, ma anche un demone, sua madre è reduce da problemi mentali che vanificano le sue scoperte del cambiamento della figlia, la servitù è vittima e complice del meccanismo. Questa vertigine percettiva diventa così tratto distintivo di una certa temperie dell’horror canadese, che continuerà a riflettere sui concetti di identità, giocandoli spesso sulla pelle e sul corpo dei protagonisti stessi (e qui Cronenberg resta naturalmente l’autore più definito in tal senso). La maledizione di Cathy le fa marcire il volto, produce insetti ed esplosioni e ha una connotazione strettamente “fisica”, del tutto priva delle pulsioni spirituali dell’originale friedkiniano. Piuttosto, in più passaggi si avverte un’anticipazione delle visioni che renderanno celebri gli horror di Lucio Fulci. Se l’esito spettacolare è comunque oggi abbastanza compromesso dalla natura dozzinale di molti effetti, il progetto resta in ogni caso interessante: il DVD Shockproof (numero 2 del catalogo) è, come già anticipato, arricchito da una serie di interessanti contenuti che aiutano a comprendere meglio la genesi del progetto. A rievocarla sono il regista stesso Eddie Matalon, in venti minuti d’intervista a tutto campo sulla sua carriera e sul film; e l’attrice Randi Allen, la Cathy del film, che interviene insieme alla madre Joyce che aveva incoraggiato l’esordio cinematografico dell’allora bambina. Insieme al recupero del vecchio doppiaggio italiano, si compone così una piccola edizione speciale per curiosi e “completisti”, o per chi vuole semplicemente uno strumento in più per approfondire una cinematografia lontana, ma a suo modo significativa anche nelle derivazioni minori.