Mina: cinque canzoni raccontate dal saggio-atlante Unadimille

Cinque brani significativi di Mina. E cinque schede, contenute in  Unadimille. Mille canzoni italiane dal 2000 a oggi (Arcana), il libro/atlante in cui Vincenzo Rossini analizza gli ultimi vent’anni di musica italiana. Per gentile concessione dell’autore Vincenzo Rossini e di Arcana Edizioni.

 

Quando non puoi dormire

 Certe cose si fanno di Mina, da Veleno, PDU, 2002

Bruno Lauzi ci lascia nel 2006, poco dopo aver ritirato un Premio Tenco di alto valore simbolico, che commenta così: “Ho cominciato con Tenco, finisco con Tenco”. Tra i suoi ultimi colpi da maestro c’è il testo di Certe cose si fanno, racconto di una fuga adulterina notturna dal punto di vista del ‘traditore’, in cui il peso del non dicibile, della bugia e del senso di colpa è contrapposto a flash su un desiderio disarmante (la luna che ‘invita a uscire’, come i lupi mannari) e quasi ferino: “lo cavalchi ridendo / sembri un’onda del mare”. Musicata da Franco Fasano che la struttura come una suggestiva escalation senza via d’uscita, di grande suggestione, doveva essere proposta a Fiordaliso: la interpreta Mina, che vi infonde drammaticità, claustrofobia e una sensualità oscura, amplificata dai colori smooth jazz dalle chitarre di Alex Britti. (testo di Bruno Lauzi, musica di Franco Fasano / © Fucsia / PDU / Pincopallo)

 

 

 

Lei cretina ma lui che gran coglione

Portati via di Mina, da Bula Bula, PDU, 2005

Portati via conferma l’innata abilità di Mina a scovare brani ai quali pochi altri darebbero credito e che le sue cure invece trasformano in hit clamorose. L’autore è Stefano Borgia, dimenticato talento anni Ottanta, arrivato 2° a Sanremo sezione “Emergenti” nel 1989 e poi eclissatosi in una carriera d’autore (suoi diversi pezzi di Anonimo Italiano). Racconto di un addio condito da un lessico colloquiale e sfrontato (“Portati via le tue valigie, il tuo sedere tondo, i tuoi caffè”), diventa nel trattamento di Mina la scena di un melò sopra le righe, tra coretti smooth soul e messaggi in segreteria (“Pronto? Mi richiami?”), in un’interpretazione enfatica e irresistibilmente retro. (di Stefano Borgia / © PDU)

 

 

Dici che mi vuoi

Adesso è facile di Mina (feat. Afterhours), da Facile, PDU, 2006

Pochi mesi dopo l’uscita di Hai paura del buio? (1997), per gli Afterhours arriva un’investitura incredibile: nell’album Leggera Mina pubblica una cover di intensità spettrale di Dentro Marylin, ribattezzata Tre volte dentro me. Galvanizzata dal risultato, Mina chiede un brano originale ma deve attendere più di un decennio: quando Agnelli va a Lugano per farle ascoltare Adesso è facile, la Tigre chiede di trasformarla in duetto. Tra pause e indugi, danno vita al confronto intimo tra due amanti. Chiuse le storie ‘ufficiali’, potrebbero finalmente vivere la loro storia, ma qualcosa sembra non funzionare: “Ti ho aspettato e scopro / Che sei già passato dentro me”. Disinteressata alla tecnica, Mina scandisce i versi con precisione, ondeggiando tra dolcezza e imperiosità, mentre Agnelli tenta sinuosamente di circuirla, convincerla a lasciarsi andare. Ma le posizioni sono intercambiabili: chi è veramente dei due a sentirsi già oltre questa relazione un tempo clandestina? Il video di Cosimo Alemà amplifica lo spunto: Agnelli e Benedetta Mazzini – che fa lipsynch sulla voce della madre e che è la fautrice dell’incontro Mina-Afterhours – si incontrano in una camera d’albergo scambiandosi ruoli e abiti e diventando a turno dei fantasmi, mentre simbolicamente si vede la troupe del video inquadrare l’azione, come a suggerire che questo rincorrersi e sfuggirsi sia tutto un gioco delle parti, una danza a due inscenata. (testo e musica: Manuel Agnelli / © Germi / PDU)

 

Io sto viaggiando accanto a te

Compagna di viaggio di Mina, da Piccolino, PDU, 2011

Giorgio Faletti ha scritto Compagna di viaggio per un’amica scomparsa prematuramente in un incidente. È un brano lieve e sospeso, che sublima la drammaticità dello spunto in una musicalità tenue in maggiore e nell’immagine della vita come viaggio in compagnia di una passeggera “fatta d’aria”: “Sono seduta accanto a te / anche se adesso non mi vedi / con il mio sguardo che non c’è / osservo il gioco dei pedali sotto i piedi / e sono fatta d’aria”. Solo la voce di Mina, compagna di viaggio “invisibile” del pop italiano, poteva incarnare il punto di vista del brano preservandone la natura impalpabile ed eterea. La scomparsa di Faletti nel 2014 l’ha trasformata in un emozionante, per quanto inconsapevole, testamento. (di Giorgio Faletti / © PDU)

 

Due quadri astratti e simili

Il tuo arredamento di Mina, da Maeba, 2018

A 78 anni Mina sembra non darsi pace: Maeba è un sussidiario illustrato del suo gusto eclettico, arbitrario e quasi capriccioso nella scelta dei brani. Se Mina non personalizzasse così tanto i criteri della selezione dei brani, se cioè non si rifiutasse di adeguarsi agli standard di quel canzonificio seriale che sono le edizioni musicali italiane per l’industria, oggetti come Il tuo arredamento resterebbero nascosti. Chi altri se non Mina avrebbe investito su un componimento del cantautore irpino Zorama, al secolo Mariano Rongo, attivissimo eppure non propriamente noto al grande pubblico, che dell’oggetto amoroso propone una trasposizione, arguta ma anche spericolata, in della mobilia (“I pochi spigoli nascosti tra gli angoli / Non urtano mai i miei stimoli”!)? Appoggiata a una bizzarra architettura armonica simil-barocca con tre modulazioni di tonalità, la canzone è démodé persino nei suoni, un vestito di ballatona heavy-metal con tanto di batteria schiacciasassi, assolo in overdrive e acuto spacca-bicchieri della Tigre nel ritornello. Storcano pure il naso i puristi, qui è proprio grazie alla sfrontatezza che la canzone ‘vince’, come se facesse esalare respiri di vita all’inanimato: “il sinuoso fumo e aroma di te” arriva lento dalla cucina, nella “camera da letto ampia” pare di sentirlo soffiare questo “gran respiro d’aria”, mentre pare vedere queste figure prendere forma, una forma concreta e insieme immateriale. Come un arredo. (Testo e musica: Mariano Rongo / © PDU / Zurigo)

 

 

Vincenzo Rossini è autore del blog musicale Unadimille