Per La battaglia di Algeri in home video c’è il crowdfunding

Coinvolge i cinefili il crowdfunding che entro il 13 aprile dovrà fare effettuare sul sito www.cgentertainment.it/startup 300 preacquisti affinché La battaglia di Algeri, il capolavoro di Gillo Pontecorvo, scritto con Franco Solinas e musicato da Ennio Morricone, possa essere pubblicato in un prestigioso cofanetto da collezione in edizione limitata di 500 copie. Il film sarà presentato nella versione restaurata in 4K presso il Laboratorio l’Immagine Ritrovata da Fondazione Cineteca di Bologna e Istituto Luce – Cinecittà, in collaborazione con Igor Videocine Produzioni, Casbah Entertainment, Surf Film e CultFilms e presentata all’ultimo Festival di Venezia in occasione del 50° anniversario dalla vittoria del Leone d’oro. Il cofanetto in Edizione Limitata sarà così composto: Dvd e Blu Ray del film in versione restaurata in 4k; tra i contributi video sarà disponibile il documento Parlando di cinema, Carlo Lizzani intervista Gillo Pontecorvo (52 minuti) e un booklet a cura di Lucia Pavan con approfondimenti e materiale fotografico gentilmente concesso dalla famiglia Pontecorvo.

 

 

Gillo Pontecorvo: abbiamo cercato di cogliere il vero

Il personaggio corale è la più grossa novità della Battaglia di Algeri. A questa novità mi sembra che corrisponda anche una novità di linguaggio, uno sforzo sostitutivo fatto per rimediare al rifiuto di certi moduli tradizionali, di certi effetti sicuri, paganti, e per rimediare all’assenza quasi totale dei protagonisti individuali coi quali il pubblico è abituato a identificarsi. Bisognava evidentemente cercare qualche altra cosa. Tentai la carta dell’autenticità, rifiutando ogni “effetto cinematografico”, cercando invece di dare allo spettatore la sensazione di essere presente, di vivere la storia di quel momento. Il che comportava un altro tipo di fotografia e di montaggio. Questo ha richiesto mesi di ricerche. Ho perso più tempo (insieme a Gatti) a ricercare per tentativi il tono della fotografia (prima con la macchina fotografica, poi con una 16mm e infine con la 35mm) che non a fare i provini degli attori: protagonista decisivo del film diveniva questo clima, questo odore, questa dittatura della verità che andavamo cercando. Io e Gatti ci eravamo accorti che controtipando il negativo si otteneva questo tono di granulosità, ma i neri diventavano troppo neri, visto che in fase di ripresa non avevamo preso delle precauzioni in vista dei trattamenti che poi adottammo in laboratorio. Abbiamo allora fatto lo studio di quale pellicola avrebbe resistito a questo procedimento abbastanza buono del controtipaggio  e abbiamo visto che, girando molto morbido, si riusciva poi a dare la granulosità senza avere quegli inconvenienti che si vedono nelle vecchie “attualità” controtipate più volte, dove gli occhi si riducono a un buco nero. Altra precauzione: pur avendo girato in piena estate in Africa, nel film non c’è mai una scena girata al sole: usavamo dei teloni e giravamo nei vicoletti, in modo da non avere forti contrasti, ma al contempo quasi sempre cercavo di avere in un angoletto del fotogramma qualche fonte fortissima di luce, che spaccasse tutto e desse forza alla fotografia, che altrimenti avrebbe peccato nell’altra direzione. Nel montaggio abbiamo rinunciato a certi effetti per dare il senso di “colto dal vero” che si costruisce non solo con una certa maniera di ripresa ma anche alla moviola. Ricordo di avere avuto scontri violenti con il montatore, perché tentava di portarmi a montare il film in maniera classica, che era il contrario dello stile che io perseguivo in tutto, compresa la musica. Abbiamo dovuto smontare intere sequenze “ben montate”, ricercando invece quello che normalmente sarebbe stato considerato un montaggio meno riuscito,  più “brutto” più “povero”.