Raccontare un iperprogetto: Oval di Elvia Wilk

Anja è una biologa al lavoro su un progetto di ricerca finalizzato allo sviluppo di tetti per abitazioni cresciuti dalla coltivazione di cellule di cartilagine. Insieme al compagno Louis, un artista americano, vive a Berlino sulla Berg, un quartiere sperimentale composto da unità abitative totalmente ecosostenibili integrate con l’ambiente circostante. Tornato dagli Stati Uniti dove è stato per la morte della madre, Louis appare sempre più distante da Anja che viene sollevata dal suo incarico per venire promossa al ruolo di consulente, una mansione senza un reale scopo. Mentre la casa sulla Berg inizia gradualmente a decomporsi, Anja scopre che l’azienda per cui lavora ha acquistato l’organizzazione non profit per cui lavora Louis, totalmente assorbito da un progetto volto a creare una droga che spinge chi l’assume a una totale e incondizionata generosità. Oval  (Zona 42, pag.352, euro 16,90) è quello che il filosofo Timothy Morton definirebbe un iperoggetto, un oggetto di tale complessità che non siamo in grado di cogliere nel suo insieme ma di cui cogliamo le singole manifestazioni. Il romanzo di Elvia Wilk è infatti straordinariamente complesso e, fino alla fine e per certi versi anche dopo aver chiuso il libro, sembra mancare la volontà esplicita di riannodare tutti i fili narrativi e concettuali che si dipanano lungo la narrazione non perché un orizzonte di senso nell’opera non esista, ma perché semplificare il tutto guidando per mano i nodi al pettine non è il modo giusto di ricavarlo. L’indagine di Elvia Wilk si sviluppa seguendo diverse ramificazioni proprio per esplorare le diverse manifestazioni della condizione dell’uomo come animale politico nella sua accezione più ampia: dalle relazioni fra gli individui al valore al senso dell’agire sociale passando per l’impatto degli della specie umana sull’ambiente. Oval è una narrazione impregnata di filosofia politica e non solo a livello di tematiche, ma proprio per la ricerca profonda e radicale che sta alla base di un romanzo che utilizza la fantascienza in maniera come minimo brillante. Prendendo le mosse dall’ultimo Ballard, quello della tetralogia di Cocaine Nights e in particolar modo di Il regno a venire, Elvia Wilk racconta una storia in cui la fantascienza è discreta, in alcuni passaggi quasi non sembra esserci ma è sempre presente, con un elemento immaginario sottile, quasi strisciante che si insinua spesso nascosto in quello che è un grande lavoro di approfondimento psicologico dei personaggi e delle loro relazioni, una scrittura solida, centrata e senza inutili teatralizzazioni che si mangia a mani basse tanti prodotti mainstream che vengono fatti passare per letteratura alta. Oval è una di quelle opere che rivendicano il ruolo dell’immaginario come strumento cognitivo in grado di aiutarci a comprendere il reale e, volendo, a rapportarci con esso.