Tex – L’eroe del West, una collezione monumentale

home_composit“Il collezionismo è un ambito mentale che può appartenere indifferentemente a ottimi o pessimi soggetti. È sempre bene ricordare questo assunto per non incorrere nel più banale e fuorviante dei luoghi comuni: ovvero considerare i collezionisti soltanto come gente antipatica, avida e narcisista”.

 

La citazione in esergo è dell’editrice Vittoria de Buzzaccarini. La sottoscrivo col sangue, e funge da meta-disclaimer per ciò che andrete a leggere. Perché io sono un collezionista (di fumetti, giocattoli, libri, film, dischi, figurine e… sciarpe) e ciò che cercherò di descrivere a breve è un evento di portata epocale per chiunque si riconosca nella categoria. Dunque. Sembra strano, data la popolarità del personaggio, ma nell’intera storia del collezionismo di figurine italiano, sono solo due le raccolte dedicate a Tex. La prima volta fu nel 1979: Aquila della Notte aveva già trent’anni di cursus honorum alle spalle e benché Panini fosse già leader incontrastato del collezionismo microcromografico (ehm), a spuntare l’accordo per un album di sticker adesivi fu l’agguerrita Ediboy, già attiva nel campo delle franchise fumettistiche (ricordiamo splendide raccolte di Asterix e Lucky Luke). La seconda volta, a trentasei anni di distanza e con Tex prossimo ai settant’anni di carriera, proprio Panini emenda alla svista con un’operazione monumentale. Il nuovo album Tex – L’eroe del West è un brossurato di 48 pagine con copertina serigrafata in rilievo (embossed, si dice oggi), che oltre a ospitare 192 figurine standard (in quattro diversi formati: quadretto normale, quadretto semisagomato, quadretto con rilievi ruvidi e quadretto con bordo argentato) contiene al suo interno anche i più moderni fogli a nove tasche in plastica trasparente atti a ospitare una seconda serie di 36 trading card (ovvero figurine in cartoncino lucido non adesive) di più grande formato dedicate ai personaggi-cardine della serie e alla riproduzione delle copertine degli albi fondamentali. E non è finita: oltre alle sezioni dedicate alla fenomenologia texiana (ogni immagine è filologicamente corredata di note e credits artistici), 12 pagine sono occupate da una storia inedita (La valle sconosciuta, di Boselli e Piccinelli) leggibile anche senza sovrapporre alle tavole le apposite figurine sagomate (che è come dire ai medi completisti: magari la raccolta poi non la fate, ma anche solo per avere il fumetto fuoriserie in prima edizione almeno l’album -che vuoto costa € 4,90- ve lo dovete comprare).

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Colpo di genio finale: in 100 bustine sono state inserite random altrettante sketch card: ovvero disegni realizzati a mano (con microcertificato di originalità Bonelli stampigliato) da dieci autori texiani di vaglia: ovvero, in ordine strettamente alfabetico, Fabio Civitelli, Pasquale Del Vecchio, Roberto Diso, Maurizio Dotti, Lucio Filippucci, Corrado Mastantuono, Alessandro Piccinelli, Giovanni Ticci, Andrea Venturi e ovviamente il monumento Claudio Villa. Considerando la tiratura massiccia, ma in assenza di dati certificati, diremmo che le probabilità di trovarne una (chiunque dovesse riuscirci può registrare il miracolo sul sito Bonelli http://www.texcollezionepanini.it/sketch-card/upload/) dovrebbero essere all’incirca 1:10.000. E con le bustine a 1 euro l’una, l’impresa potrebbe rivelarsi parecchio onerosa. Vero è che l’intera operazione (come del resto anche gli album dei calciatori: i tempi sono cambiati, ormai i veri maniaci delle figurine sportive sono gli over-40…) è principalmente rivolta a un pubblico adulto e prefTex_Paninieribilmente facoltoso: lo stesso che da anni premia con vendite sempre da capogiro qualsiasi milionesima ristampa allegata a quotidiani e settimanali. L’ipotesi è confermata da una serie di interviste-lampo che ho condotto nelle edicole di Milano: NEANCHE UNO della ventina di giornalai che ho interpellato ha risposto di aver venduto album e bustine a bambini o ragazzini (e quattro di loro mi hanno confessato di essere a loro volta collezionisti e di vivere nel terrore di avere venduto a qualcuno la scatola di bustine contenente l’agognatissima card ultrarara). Lo dimostra anche la bolla (non ancora scoppiata…) su eBay sin dalla prima settimana di edizione: perché le cose sono state fatte così per bene che oltre all’edizione standard dell’album, ne è stata messa in commercio una limited cartonata in sole mille copie numerate a € 14,90 cadauna andata esaurita in 48 ore (praticamente già dalla chiusura di Lucca Comics 2015 era impossibile trovarne una). Per accaparrarsene una nell’aftermarket, ho assistito (e partecipato… ehm, ma sempre sconfitto) ad aste online che hanno avuto il coraggio di chiudersi da subito a oltre trenta volte il prezzo di copertina. Se il vecchio album Ediboy, che ebbe un successo appena discreto all’epoca, è poi diventato una  specie di  frustrazione per le nuove generazioni di collezionisti (chi vuole impossessarsene oggi sappia che quando su eBay ne compare uno completo mint non viene via a meno di 300 euro), è lecito immaginare già pene infernali per chi anche stavolta ha perso il treno e ipotizzare che, nel 2050, qualcuno pagherà le rette ad Harvard dei figli col cartonato Panini.

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E ancora non è chiaro il valore che potranno assumere, qualora qualche pazzo decidesse un domani di farne commercio, le già citate e introvabili micro-opere d’arte originali. Ovviamente i meri dati speculativi non possono essere né l’unica né tantomeno la giusta chiave di lettura di un fenomeno intimo e complesso come il collezionismo, che nel caso di Tex sfiora anche le sfere del culto e della religione di massa per agés compulsivi. Ed ecco che una citazione finale, del buon vecchio Walter Benjamin (non a caso mercante d’arte e antiquario prima che critico e filosofo marxista), cerca di venirci in aiuto nel tentativo di legittimare la nostra follia: “Il collezionista è legato a un rapporto con gli oggetti che non ne mette in primo piano il valore funzionale, e dunque la loro utilità o fruibilità, ma li studia e li ama in quanto scena, teatro del loro proprio destino. Quel che più profondamente affascina il collezionista è collocare il nuovo acquisto dentro una sfera magica in cui, mentre è percorso dall’ultimo brivido, il brivido del venire acquisito, l’oggetto si immobilizza. Ogni ricordo, pensiero, consapevolezza diventa zoccolo, cornice, piedistallo, cella del nuovo tesoro. Epoca, luogo, bottega, precedente proprietario – tutto questo il vero collezionista lo vede confluire, per ogni pezzo della propria collezione, in una magica enciclopedia la cui intima essenza è il destino di quel suo oggetto.” Tutto molto vero. E molto romantico. Gli album completi (già due) li ho collocati in quella sfera magica lì, probabilmente. Ma sono anche alla quinta scatola da cinquanta bustine, quella maledetta sketch card non si vede ancora e comincio ad avere gli occhi iniettati di sangue e a non sentirmi più molto bene.

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