Tredici: le ragioni per cui Hannah si è tolta la vita

Tredici è la serie Tv realizzata da Netflix a partire dal romanzo bestseller di Jay Asher (13 Reasons Why, da noi uscito semplicemente con il titolo 13), pubblicato nel 2007, che si rivolge a un pubblico adolescente e affronta temi che spaziano dal bullismo all’identità sessuale, passando per il sesso e l’alcol – trattati in maniera esplicita – e il rapporto con genitori e istituzioni (entrambi inadatti o incapaci di farsi carico di queste problematiche). A fare la parte del narratore è la diciassettenne Hannah Baker (Katherine Langford) suicidatasi due settimane prima a causa degli episodi di bullismo di cui è stata vittima fin da quando si è trasferita nella nuova cittadina. Prima di farlo ha, però, registrato sette cassette che spiegano le ragioni del suo gesto. È lei il burattinaio di tutte le azioni perché ha creato una macabra catena di Sant’Antonio con i suoi nastri: dopo averli ascoltati, il destinatario deve recapitarli a un’altra persona in modo tale che ognuno prenda coscienza delle proprie responsabilità. La serie inizia con Clay Jensen (Dylan Minnette), che si trova davanti alla porta di casa il pacco con le cassette. Lui è un buono, un solitario («Ti ammiro, ci vuole coraggio a essere nerd», gli dice Hannah), che oltre a essere amico della ragazza suicida ne era, neanche troppo segretamente, innamorato, ma non ha mai trovato il coraggio di dichiararsi. Per lui i nastri sono innanzitutto fonte di grande dolore perché lo portano a rivivere tutti i momenti passati con Hannah (con flashback che si inseriscono sul presente in maniera molto fluida) e a soffrire per non aver agito. Nel corso degli episodi si conoscono tutti gli altri personaggi, ragazze che inizialmente sembravano amiche e che si trasformano in aguzzine (Jessica, Courtney, Sheri) o ragazzi che presi singolarmente sono accettabili, ma in branco si trasformano in lupi (Justin, da cui tutto prende il via, Marcus, Bryce, lo stesso Alex, inizialmente ai margini come Hannah). A completare il gruppo c’è Tony, personaggio isolato che si configura come una sorta di angelo custode che veglia su Clay, seguendolo a distanza e intervenendo nei momenti clou.


Lo spettatore è nella stessa situazione di Clay (ascolta i nastri con i tempi del ragazzo che spesso si interrompe perché sopraffatto dal dolore o perché deve recarsi sui luoghi indicati da Hannah), ma ne sa più di lui perché dalle conversazioni degli altri viene instillato il dubbio che Hannah sia un narratore inattendibile, che abbia mentito. Gli adulti rappresentano, da tutti i punti di vista, un mondo a parte. I genitori di Clay sono preoccupati per lui, ma non sanno entrare davvero in comunicazione profonda con il figlio, si limitano a imporgli di lasciare la porta aperta per evitare che possa commettere qualche sciocchezza, così come i genitori di Hannah che non sanno darsi pace per non aver capito il disagio della figlia. E distanti anni luce sono gli insegnanti e lo psicologo della scuola, a cui pure Hannah si era rivolta in cerca di aiuto. La scuola appare più interessata a evitare lo scandalo nella causa intentata dalla famiglia Baker piuttosto che a risolvere i problemi esistenti.

 


Prodotta da Selena Gomez e affidata al drammaturgo Brian Yorkey, Tredici ha avuto come regista dei primi due episodi niente meno che Tom McCarthy (L’ospite inatteso, Mosse vincenti, Il caso Spotlight, miglior film agli Oscar 2016), mentre Gregg Araki ne ha diretti altri due. I riferimenti sono alti, a partire da Viale del tramonto con il morto che si fa narratore, ma cita anche, in maniera sottile, il primo Twin Peaks soprattutto nel tirare fuori il marcio che si cela in un ambiente come quello dell’high school e di riflesso nella comunità che ruota intorno alla scuola. Essendo una serie che si rivolge a un pubblico adolescente, non sono mancate le polemiche che hanno di fatto contribuito al suo successo. Associazioni di educatori e psicologi hanno puntato il dito sul fatto che la serie metta in scena il suicidio di Hannah perché potrebbe creare emulazione in giovani vulnerabili. Per tutelarsi Netflix ha vietato la serie ai minori di quattordici anni e ha inserito un avvertimento esplicito su tema e argomenti trattati all’inizio del primo episodio, mettendo in streaming il documentario Tredici: oltre i perché, in cui i produttori, il cast della serie e alcuni psicologi discutono dei temi trattati. Ma la polemica continua: in alcune scuole del Canada c’è il divieto di parlare della serie, mentre a Mesa County, in Colorado, è stato addirittura tolto dalla circolazione il libro perché ritenuto responsabile di sette suicidi di adolescenti. Tredici ha comunque il merito di porsi ad altezza di adolescente e di parlare di bullismo senza troppi giri di parole, in maniera diretta e cruda. Nonostante si tratti di una serie autoconclusa, Netflix ha confermato che nel 2018 ci sarà la seconda stagione perché «Hannah ha ancora molto da dire». Sarà… Sembra più un’operazione tesa a cavalcare il successo della prima stagione.