Velluto sui Bruti: luce sul vero Suspiria nel libro-conversazione con Luciano Tovoli

In occasione della riedizione in sala della versione restaurata in 4K di Suspiria, curato per Synapse dal direttore della fotografia del film Luciano Tovoli, segnaliamo nuovamente il libro-intervista di Piercesare Stagni e Valentina Valente Suspiria e dintorni. Conversazione con Luciano Tovoli (Artdigiland, Dublino 2018), che dava voce proprio a questo nostro straordinario Maestro della fotografia e del colore e rievocava il suo storico incontro con Dario Argento. Una storia di folla. E di Bruti. È l’incipit che si merita il racconto della collaborazione tra Dario Argento e Luciano Tovoli sul set di Suspiria, ovvero l’incontro tra due “estremisti” che esordivano nell’horror, provenendo il primo dalle venature del thriller, il secondo da “film che mi portavano in un’altra direzione”, come ricorda lui stesso, con registi come Ferreri, Antonioni, Zurlini, De Seta. Fatto sta che il connubio tra Argento e Tovoli sul set di quell’opera era destinato ad esiti altissimi, che ancora oggi restano esorbitanti e assolutamente ammirevoli, e il racconto che ne emerge dell’appassionante libro-intervista di Piercesare Stagni e Valentina Valente Suspiria e dintorni. Conversazione con Luciano Tovoli (Artdigiland, Dublino 2018, pp. 129), è degno di tanta passione.

 

 
La folla, dunque: è quella “esagitata da evento rivoluzionario” che una domenica pomeriggio del 1975 defluisce rumorosa sotto le finestre di Tovoli, correndo da una sala e all’altra di Roma per cercare di vedere Profondo rosso, spingendolo a un battesimo spettatoriale col cinema di genere, che solo un paio di anni dopo si sarebbe trasformato in un vero e proprio incontro, o meglio una autentica rivoluzione di luce e di colori, scritta a forza di cromatismi primari e, appunto, di Bruti. I quali, ovviamente, altro non sono che le storiche, potentissime luci da 25.000 watt dotate di lente e parabola, che fornivano una luce rotonda e direzionale mandando in corto due carboni tenuti a debita distanza… Proiettori già sostanzialmente in disuso all’epoca in cui Tovoli ebbe l’intuizione di utilizzarli per la luce di Suspiria, abbinandoli all’uso del Technicolor cui del resto erano storicamente legati. Il risultato è quello che tutti ammiriamo ancora oggi: un capolavoro di pura esaltazione emotiva dei colori, che del resto nasceva dall’incontro tra due sensibilità artistiche che per quel progetto in particolare erano intenzionate a forzare la mano a ogni prassi produttiva ed estetica avvalorata.

 

 
La narrazione che emerge dalla conversazione di Stagni e Valente con Luciano Tovoli è pregna di aneddoti, rivelazioni, particolari tecnici, riflessioni estetiche, in un flusso piacevole e appassionante che illustra in maniera molto precisa il lavoro di preparazione del film e chiarifica i motivi dell’ammirazione che suscita ancora e sempre. Sin dal primo incontro, tra Argento e Tovoli si instaura un’intesa basata sulla convergenza di estreme intenzioni, con l’autore della cinematografia che cerca di farsi mandare via proponendo metaforici (forse, oppure no…) lanci di colori primari sugli attori, cui fanno seguito i provini negli studi De Paolis, in cui Tovoli diede forma alle tante idee che gli “ruggivano in testa”, impastando i colori primari della pellicola Technicolor, la luce dei Bruti e le scenografie in smantellamento (“squarci di contorte scenografie violentate, spezzate”). La reazione esaltata di Dario Argento alla proiezione dei provini fu il punto di non ritorno di un percorso destinato a prodursi in una serie di prove, esperimenti visivi, eccessi filmici che lasciano il segno.

 

 
E il libro è una cronaca dettagliata dei vari aspetti di questo percorso creativo, supportata da un approfondimento teorico dell’esperienza creativa di Tovoli. Le matrici pittoriche e fotografiche del suo lavoro, il percorso di avvicinamento alle soluzioni tecniche ed artistiche sorreggono un discorso che attraversa il film nelle sue sequenze topiche, rievocando e rivelando dettagli e invenzioni: l’uso del velluto sui Bruti per rendere più diffusa la luce, i procedimenti di stampa negli storici stabilimenti romani della Technicolor e la ricerca delle sbavature dei colori primari, il rapporto con le scenografie di Giuseppe Bassan sin dalla scena del primo omicidio, la scelta naturale di girare utilizzando l’anamorfico Technovision, le soluzioni per la celebre sequenza “langhiana” della morte di Daniel (Flavio Bucci) nella storica Königsplatz di Monaco o quelle per la scena d’apertura dell’arrivo di Susy all’aeroporto e del taxi, il ritorno all’artigianato dei trucchi visivi nella scena finale della morte della strega, sino ad arrivare alla disponibilità dell’incarnato della dolcissima Jessica Harper, coi suoi grandi occhi da cerbiatto, ad accogliere i colori: “la luce reagiva benissimo sulla sua pelle. Può capitare che un volto rifiuti un certo colore. Il volto di Jessica era pronto invece ad accoglierli tutti”… La conversazione di Piercesare Stagni e Valentina Valente con Luciano Tovoli, arricchita da un puntuale apparato fotografico,è una miniera di affascinanti riflessioni e intriganti rivelazioni, che rendono materia ancor più viva un film fondamentale come Suspiria, il cui “inesistente segreto”, come dice lo stesso autore della cinematografia, “è costituito da una moltitudine di gesti, un’infinità di decisioni” e dalla loro “dimensione istintuale”. Completa il volume il piccolo ma incisivo portfolio di disegni di Simone Lucciola ispirati ai temi e agli aneddoti scaturiti dalla conversazione.