Blake Edwards protagonista della retrospettiva di Locarno 2019

La Retrospettiva del 72° Locarno Film Festival (7-17 agosto) sarà dedicata a Blake Edwards e presenterà l’integrale dei suoi film come regista (37 pellicole dal 1955 al 1993) e una scelta di quelli da lui sceneggiati per altri registi, in particolare Richard Quine. Sarà inoltre in programma una selezione dei suoi lavori televisivi. Lili Hinstin, Direttrice artistica del Locarno Film Festival dichiara: “Conosciuto principalmente per la serie di film Pink Panther, Breakfast at Tiffany’s o The Party, Blake Edwards è l’autore di un’opera complessa e in parte sconosciuta come That’s life! o Wild Rovers. Cineasta paradossale, capace di dirigere qualsiasi genere di film, dalla commedia romantica (Bring Your Smile Along, Mister Cory) ai thriller (Experiment in Terror) e western (Wild Rovers) quasi sovvertendoli con il suo talento artistico che lo porterà a una violenta rottura con gli Studios e la loro politica del final cut. Lascia Hollywood e sceglie di andare in esilio in Europa, più precisamente in Svizzera. Ci ha trascorso otto anni e ha scritto alcune delle sue più grandi sceneggiature prima di tornare a dirigere con uno dei suoi film più belli, il suo più grande successo al botteghino dell’epoca: 10.” La Retrospettiva, curata da Roberto Turigliatto, è resa possibile grazie alla preziosa collaborazione con la Cinémathèque suisse e sarà completata da una pubblicazione edita in inglese e francese da Capricci. Per Roberto Turigliatto, curatore della Retrospettiva del Locarno Film Festival: “Edwards, maestro della commedia più caustica e insidiosa del cinema americano, ha rilanciato e ridefinito lo spirito sovversivo e distruttore dello slapstick e del burlesque (tra i suoi capolavori ricordiamo The Party, la serie di Pink Panther, Micki + Maude). Dedicando The Great Race a Laurel & Hardy e citandoli apertamente in A Fine Mess, ha reso omaggio a una tradizione allora quasi rimossa e dimenticata che per lui costituiva invece una grande, imprescindibile lezione, un’“infanzia dell’arte” che era anche un richiamo alla reinvenzione permanente nella più estrema ed eccessiva sofisticazione dell’innocenza.“Ho imparato molto da Leo McCarey: ho trascorso lunghe ore ad ascoltare ciò che mi diceva: era un genio della commedia”.

The Party