Gli Stones a Lucca: senza filtri, alle radici del loro rock

Le “pietre rotolanti” non fermano la loro irresistibile corsa, a dispetto di carte d’identità che collocano tra i 70 e gli 80 anni i ‘”nonni del rock”. Nell’unica tappa italiana del No Filter Tour i leggendari Rolling Stones riescono addirittura a sorprendere i 56mila presenti con un live aperto da Symphaty For The Devil e poi riempito dai loro classici (da urlo la sequenza finale: Start Me Up, Brown Sugar, Satisfaction, Gimme Shelter, Jumping Jack Flash), ma anche di molte sorprese, in cui la scaletta di partenza si è ridotta a canovaccio su cui improvvisare, con gemme varie, inaspettati omaggi italiani (la versione tricolore, sia pure un poco incerta, di A Tears Goes By) e richiami blues dall’ultimo album (Blue & Lonesome), che ha segnato il francescano ritorno alle radici. Con Mick Jagger che si cimentava in un italiano teatralmente efficace, scherzando sulle “quattro calzoni” – la parola volutamente storpiata, mentre si indicava platealmente i pantaloni per far capire che conosce benissimo la differenza terminologica – tra cui il pubblico del web doveva sceglierne una (alla fine, quasi ovviamente, Let’s Spend The Night Togheter), per argomentare: “Mi dispiace, non c’è Puccini…”.

Un evento attraversato dal fascino intramontabile del “jurassic rock”, in cui l’eterno ragazzo Jagger è stato assistito in maniera formidabile da una band in cui, per una volta, un gigantesco Ron Wood ha rubato la scena a Keith Richards, non impeccabile nelle due prove vocali da protagonista che si è concesso, in cui il live ha vissuto cali di tensione. Rispetto al concerto di Roma del 2014 c’è stata forse meno compattezza nella setlist, ma anche la voglia di rispolverare brani a lungo trascurati; in confronto al live di L’Avana – che segnò nel 2016 la prima volta del rock a Cuba – c’è invece una vena rock più intensa, ben simboleggiata da una versione fluviale e portentosa di Midnight Rambler. La splendida location – sotto le mura antiche di Lucca – non ha forse soddisfatto fino all’ultimo spettatore: chi si trovava nelle retrovie della spianata ha lamentato problemi di visibilità nonostante che il palco si trovasse a 3 metri d’altezza; ma in fondo sono quelli legati a ogni concerto rock che venga seguito da un prato, e non poteva essere certo la piccola città toscana a rappresentare un’eccezione. Nonostante questo, si dimostrano ampiamente soddisfatti gli organizzatori Adolfo Galli e Mimmo D’Alessandro, che avevano fortemente voluto la collocazione per celebrare i 20 anni del Lucca Summer Festival, e che pure avevano vissuto con un certo patema il fiato sospeso dei lucchesi per le imponenti misure di sicurezza resesi necessarie in seguito agli ultimi episodi di terrorismo. Ci ha raccontato Galli: “Afflusso e deflusso sono stati ordinati e veloci, aldilà di ogni previsione: i riscontri dalla città di Lucca sono ottimi. Poi i Rolling Stones, che nel mondo sono la Band con la b maiuscola, hanno fatto il resto”.