Próximo di Claudio Tolcachir o la distanza che ci separa

«La distanza è una soglia sconosciuta che ci separa per sempre»: inizia così Próximo, il nuovo spettacolo di Claudio Tolcachir con Santi Marín e Lautaro Perotti in scena al Teatro Franco Parenti di Milano (in collaborazione con Zona K, nell’ambito del progetto Focus Argentina) dal 22 al 24 novembre. E la distanza in tutte le sue accezioni è il leitmotiv della storia. In uno spazio scenico a prima vista univoco – composto da due lampioni, un frigorifero, un letto, un tavolo, uno sgabello e una sedia – si muovono Elián e Pablo. I due non interagiscono, pur essendo vicinissimi perché si trovano uno a Madrid e l’altro in Australia. Si sono conosciuti in chat e si stanno “frequentando” da qualche tempo. Elián è famoso, è il protagonista di una serie ospedaliera di successo, ha una vita apparentemente piena di frequentazioni, impegni, eventi, proviene da una famiglia ricca, il padre è impegnato in politica e non accetta che il figlio sia omosessuale nemmeno nella finzione televisiva. Pablo, argentino che ha inseguito un sogno d’amore poi svanito, vive dall’altra parte del mondo con il permesso di soggiorno scaduto, adattandosi ai lavori più umili e con il pensiero della vecchia madre malata lasciata a Buenos Aires («Ci sono giorni in cui non capisco cosa ci faccio qui»). È un invisibile, non ha mai imparato la lingua quindi è totalmente isolato – «non parlo con nessuno e nessuno parla con me» – ed è talmente squattrinato da condividere non solo l’appartamento ma addirittura il letto. I mesi scorrono, Elián presto dovrà andare in Australia per lanciare la serie e sarà finalmente l’occasione per incontrare Pablo di persona dopo tanto parlare, poi l’evento slitta, un nuovo anno arriva, dal periodo natalizio si passa alla primavera, ma non è facile dare corpo alle proprie fantasie. «Quello che più ti interessava quando abbiamo iniziato a parlare è che vivevo lontano», gli rimprovera Pablo. Ciononostante Elián non ha dubbi: «Sei il miglior fidanzato che ho avuto», dice a Pablo.

 

 

 

Uno spettacolo bellissimo che parla in maniera mai banale delle relazioni ai tempi di Internet, di solitudine, di marginalità, di inadeguatezza, ma anche di colpe che ricadono sui figli. «Una storia d’amore dolorosa, ma positiva», così l’ha definita Claudio Tolcachir nell’incontro con il pubblico dopo la prima dello spettacolo, sottolineando che non era interessato a fare un’opera critica sui rapporti che nascono in Internet, ma a «offrire uno sguardo diverso». È consapevole di richiedere un grande sforzo al pubblico per ricostruire la storia, per credere che i due personaggi nella realtà a pochi centimetri di distanza sono in posti lontanissimi, ma questo patto tra il teatro e lo spettatore è lo specifico del teatro ed è «una cerimonia antica di fede nostra e ancora più grande dello spettatore che deve credere in quello che gli stiamo raccontando». «Non mi interessa forzare le emozioni, ma ricreare un’emozione sufficientemente viva affinché ognuno capisca cosa succede: la stessa cosa a una persona può sembrare divertente, a un’altra triste, ma sono convinto che ciò che ci emoziona è la dignità delle persone, l’autocommiserazione non è emozionante e nemmeno l’ottusità lo è. La dignità di una persona che non sa come andare avanti, ma continua a farlo nonostante tutto in maniera dignitosa è commovente», per questo «quasi tutti i miei personaggi nascono dalla commozione che mi provoca chi è fuori dal circuito». Il finale sotto i lampioni che rende omaggio ad Aspettando Godot è toccante e rimane volutamente aperto: sta allo spettatore decidere come continuare. Beckett è uno dei maestri riconosciuti di Tolcachir («Sperare di vivere non è commedia né tragedia, ma è patetico e mi sembra molto interessante») insieme a Čechov a proposito del quale il regista ricorda l’insegnamento della sua maestra Alejandra Boero, figura chiave del teatro indipendente argentino, che a proposito dei personaggi cechoviani diceva: «Stanno davanti a una porta, sanno che la felicità è dietro quella porta, ma non varcano la soglia». È sempre tutta una questione di soglie.

 

 

Milano     Teatro Franco Parenti        22-24 novembre