Charlotte Gainsbourg: in La promessa dell’alba mi sono fatta travolgere dall’amore

Charlotte Gainsbourg è il cuore di La promessa dell’alba: scene dalla vita Romain Gary (pseudonimo di Romain Kacev), nato a Vilnius nel 1914.  A trent’anni, Gary è un eroe di guerra (gli viene conferita la Legion d’honneur), scrive un romanzo, Educazione europea (Neri Pozza), che Sartre giudica il miglior testo sulla Resistenza, gli si aprono le porte della diplomazia. Nel 1956 vince il Goncourt con Le radici del cielo (Neri Pozza). Nel 1960 pubblica uno dei suoi capolavori La promessa dell’alba (Neri Pozza). Nel ’62 sposa Jean Seberg…Il film, diretto dal francese Eric Barbier, ce lo racconta negli anni dell’infanzia nella gelida Vilna. Poi in quelli dell’adolescenza in Costa Azzurra. Infine come eroe in tempo di guerra. Ma a ben vedere, protagonista del libro e del film non è tanto Gary quanto sua madre Mina Owczynska. Lei e la sua incredibile energia nel cercare di sopravvivere insieme al figlio amatissimo. E sognare per lui un futuro di gloria…

 

 

Studiando le foto di Mina

Non avevo letto La promessa dell’alba di Romain Gary prima di prendere parte al film. La vicenda mi ha colpito per la sua vastità e la forza dei personaggi. Il fatto di non conoscere il lavoro di Romain Gary mi ha permesso di immaginarmi nella parte di Mina. Senza alcuna remora, senza che il riferimento reale mi opprimesse. Per costruire il personaggio di Mina Owczynska mi sono studiata tutte le sue foto, ho seguito le tracce che restano di lei. Ho cercato nella città della sua giovinezza e nei differenti momenti che hanno scandito la sua vita. Le informazioni non erano tantissime. Ma per ricrearla mi sono ispirata molto a mia nonna. Due donne che venivano dallo stesso mondo e possedevano la stessa cultura. Per questo, ai miei occhi, sono molto simili. Mia nonna era una persona meno scomoda e ingombrante rispetto a Mina, ma comunque molto forte. Credo si assomigliassero molto anche nel rapporto con il proprio figlio maschio. Per Mina si trattava dell’unico figlio, mia nonna invece aveva tre figlie. Ma il preferito era il maschio. Da lui si aspettava tantissimo.

 

Una grande voglia di vivere

Rispetto a questa donna mi sono sentita attratta e respinta. Da un lato la amo. Dall’altro lato non nego di aver pensato, a volte, che fosse una maledizione per Gary condannato a convivere con un enorme peso sulle spalle. Allo stesso tempo, però, Mina gli ha fatto dei grandi doni. Un carattere forte, una indomabile voglia di vivere.  Non me la sento di giudicarla. Che sia ingombrante è evidente. Non si può però non avvertire l’intensità dell’amore e della passione che questa donna ha verso il figlio. Mi sono fatta travolgere anch’io dal suo amore. Per impersonarla ero
troppo magra, moderna per incarnare una donna che ha avuto la sua vita. Dovevo prendere peso, camuffarmi, dissimulare il mio aspetto. Non potevo sembrare una parigina travestita. Mina ha passato la sua giovinezza tra le strade innevate di Wilno, era povera e molto combattiva. Avevo bisogno di una corporatura più robusta e definita. Non dovevo avere paura di imbruttirmi e di giocare con la mia età e quella del personaggio. Ho utilizzato tutto ciò che avevo a disposizione: costumi, trucco, parrucche, protesi. Ho aggiunto seni e fondoschiena finti. Per la prima volta ho capito che cosa voleva dire avere una maschera, essere totalmente trasformata come donna e come attrice. Questa sensazione mi ha fatto sentire libera, perché mi ha permesso di allontanarmi moltissimo da chi sono io realmente. Alla fine delle riprese ho avuto paura di vedere il risultato. Mi era già capitato anche quando ho lavorato ai film di Lars Von Trier.

 

La lingua polacca

Il vero ostacolo da affrontare è stato l’uso della lingua polacca. Abbiamo iniziato le riprese partendo dalle scene ambientate a Wilno e quindi ho dovuto mettermi alla prova fin da subito con il polacco. È stato un lavoro davvero difficile, ma credo sia stato fondamentale per entrare subito nel ruolo. All’inizio del film c’è una scena lunghissima, in cui vengo molestata dai poliziotti. Tutto mentre urlo in polacco. Non è stato facile nemmeno creare intimità nelle le scene con il piccolo Pawel, che interpreta Romain da bambino. E poi abituarmi a instaurare il medesimo rapporto con Nemo e con Pierre, rispettivamente Romain adolescente e adulto. Ma alla fine credo che tutto sia andato a posto…