Drake Doremus: Equals non è distopia ma un’utopia

Con Equals l’americano Drake Doremus, giunto al sesto lungometraggio,  ha portato sullo schermo una storia d’amore del futuro scritta da Nathan Parker (Moon) e interpretata da  Nicholas Hoult, Kristen Stewart, Guy Pearce, Jacki Weaver. L’organizzazione sociale umana si è trasformata nel  “Collettivo”, qui gli uomini e le donne vivono in pace ma senza emozioni, chi non si adatta viene allontanato e spedito in un centro correzionale. Fanno questa fine Nia (Kristen Stewart) e Silas (Nicholas HEquals set (4)oult) che invece di guarire scoprono la forza dei sentimenti. In fase di preparazione il regista ha dichiarato di avere letto romanzi di fantascienza, di avere visto m0lti film e di sentire un debito nei confronti di 1984 di Orwell,  Blade runner e 2001 odissea nello spazio.

 

 

Una tensione allegorica

Questa è la mia versione del futuro e non è ipertecnologica. L’idea era di creare una storia emotiva posizionata in una società post-futuristica con all’interno una storia d’amore che potrebbe essere ambientata in qualsiasi tempo e luogo. Il mondo che ho immaginato è armonioso e zen, non è una distopia ma un’utopia. L’amore è stato il tema centrale dei miei ultimi tre film. Like Crazy parlava del passato, del problema di doverlo affrontare, Breathe In del presente ed Equals del futuro, in effetti penso che in questi tre film ci sia sottotraccia una tensione allegorica. Nell’ultima pellicola ho avuto anche la possibilità di crescere, affrontare la sfida di confrontarmi con un budget più alto, un cast importante e un progetto molto complicato.

 

Un processo quasi organico

Larga parte del film è stata girata in Giappone dove il paesaggio era l’ideale per dare il senso di armonia e per fare passare la domanda cruciale: che esistenza sarebbe senza emozioni e sentimenti? Nel film ci sono varie progressioni, mi interessava avvicinarmi con le inquadrature agli attori, alla loro intimità, è un processo quasi organico. C’è un tono voyeuristico che consente di apprezzare l’accensione degli attori (all’inizio sembrano robot e forse lo sono), la comparsa di colori differenti come l’arancio e il blu, il mondo rivive, la colonna sonora esplode e man mano il pubblico spegne la mente e accende il cuore.

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Io e la musica

Nel film la musica è fondamentale. Sul set veniva sempre suonata fino all’inizio delle riprese. Abbiamo deciso di farlo perché nel film la musica avvolge tutto è un’esperienza emotiva molto forte. In realtà lavoro con la musica, per me c’è sempre, fin dall’inizio di ogni progetto. Dustin O’Halloran ha creato una colonna sonora straordinaria, abbiamo lavorato insieme e separatamente. Comincia in modo minimalista e poi si evolve, è quasi la voce del film forse perché non ci sono molti dialoghi. Perciò la musica fornisce ciò che manca nella sceneggiatura. In generale mi piace fare sempre ascoltare agli attori la musica, ci siamo interrotti tantissime volte per fare sentire al cast la colonna sonora. Dato che è difficile descrivere ciò che penso mi esprimo attraverso dei brani musicali.