Jacques Audiard: la violenza è un’eredità

1432215367229_1000x0668_1432215468843Al festival di Cannes per la quarta volta nella sua carriera, Jacques Audiard con Dheepan propone la storia di un soldato, una donna e la sua bambina che per sfuggire al conflitto in Sri Lanka si trasferiscono in Francia e si spacciano per una famiglia. Finiscono in una “giungla urbana” vicino a Parigi. Lui trova lavoro come guardiano in un condominio, lei finisce per fare la badante al fratello di un boss che, pur essendo ai domiciliari, continua a controllare i suoi traffici illeciti. Il regista di Un sapore di ruggine e sangue ha scelto di fare un film che ha come protagonisti degli attori non professionisti: Antonythasan Jesuthasan è uno scrittore, mentre Kalieaswari Srinivasan si occupa di teatro. Jacques Audiard ha scritto anche la sceneggiatura con Noé Debré e si è liberamente ispirati alle Lettere Persiane di Montesquieu, romanzo epistolare dove due viaggiatori persiani si raccontana la Parigi del XVIII secolo.

 

Un progetto che viene da lontano

Su questo film ho iniziato a lavorare, a interrogarmi dopo Il profeta. Il punto di partenza, un po’ folle lo ammetto, era che volevo fare una storia d’amore con dei personaggi che parlassero tamil in una situazione francese. Non ho avuto fretta e ho lasciato che il progetto crescesse piano, piano. Si tratta di un film che ha viaggiato clandestinamente nel tempo, sostenuto da un cuore oscuro. Nella storia la violenza della guerra è un’eredità del passato, qualcosa che c’è, con cui bisogna comunque fare i conti. Mi attraeva l’idea di confrontarmi con le relazioni interpersonali di chi deve fingere di essere una famiglia.

 

Scegliere gli attori

Gli attori sono stati fondamentali perché hanno dato il loro contributo cambiando la sceneggiatura e per farlo hanno fatto riferimento alla loro esperienze personali. Con grande naturalezza, al termine di un percorso, abbiamo tutti ravvisato la necessità di apportare molti cambiamenti rispetto allo script iniziale. Prima di iniziare non sapevo nemmeno dove fosse lo Sri Lanka, la scelta degli interpreti è avvenuta alla fine di un processo di selezione nemmeno troppo lungo o difficile. Qualche esitazione l’ho avuta solo al momento di individuare il protagonista maschile.

 

Un gesto politico 

I personaggi scivolano da una situazione di abuso a un’altra, ma ho deciso di non mostrare la violenza fino in fondo ma di rappresentarla in modo allusivo. Non volevo certo realizzare un documentario sulla guerra in Sri Lanka e sulle sue conseguenze ma era mia intenzione guardare, interpretare la Francia di oggi attraverso sguardi che vengono da lontano, digiuni del nostro modo di vivere. In Dheepan non ci sono implicazioni politiche dirette, quando ho scoperto questa terribile guerra e le sue gravissime implicazioni ero arrabbiato. Credo che non sarei riuscito imgresa descrivere il conflitto, altri lo hanno già fatto e molto bene. Io ho tentato di portare nella finzione un realismo senza eccessi che ci facesse leggere le conseguenze di una guerra civile. Si finisce nella necessità di un esilio e poi ci si apre alla speranza di una storia d’amore. E a mio parere questo è l’unico gesto veramente politico del film.