Kornél Mundruczó: Jupiter’s Moon, cosa siete disposti a credere?

L’ungherese Kornél Mundruczó torna a Cannes, dove è di casa dal 2005, anno in cui ha presentato Johanna a Un Certain Regard, mentre nel 2008 si è aggiudicato il premio Fipresci per Delta, nel 2010 è tornato nel concorso principale con Tender Son e nel 2014 a Un Certain Regard con White God. Ora tocca a Jupiter’s Moon, nella competizione ufficiale, che fa riferimento esplicitamente al satellite di Giove scoperto da Galileo e chiamato Europa. Un film che esplora la dimensione fantastica per parlare dell’immigrazione.

 

Una continuità di percorso

Jupiter’s Moon è strettamente legato al mio film precedente, White God. Entrambi trattano di eguaglianza e di differenti prospettive e differenti modi di guardare una storia. Jupiter’s Moon persegue e sviluppa la trama di White God.

 

L’importanza del realismo

Abbiamo provato tantissimo le scene, tutto è in presa diretta, ciò non significa che l’attore sappia davvero levitare, ma abbiamo utilizzato diversi luoghi per le riprese, c’erano dei travelling e volevo girare queste scene, che erano molto complicate, in maniera estremamente realistica.

Il giusto tono

Sono cresciuto con la fantascienza che permetteva di raccontare cose molto serie e importanti attraverso la finzione e anche noi abbiamo lavorato molto per trovare il buon livello linguistico, volevamo fare in modo che il miracolo (le scene in cui volano) fosse realistico, avesse una sua veridicità. Non era scontato trovare il tono giusto, il linguaggio adatto, ma poco a poco abbiamo provocato questa reazione sia in chi guardava le scene durante le riprese sia nello stesso personaggio.

 

La capacità di vedere

Secondo me, il film riguarda la nostra capacità di credere, pone delle domande rispetto alle credenze, rispetto alle diverse prospettive ed è un film che può essere visto da svariati punti di vista: ci si può credere, non credere, vederlo dal punto di vista comico e quindi ridere. Non è un film su cui si possono mettere delle etichette, non dà delle risposte e sicuramente richiede del tempo, dopo la visone, per chiederci cosa abbiamo visto: ci posso credere? È simbolico? Ci rivolgiamo direttamente all’anima degli spettatori.

I riferimenti

Nel mio immaginario non ci sono tanto i fumetti, anzi la levitazione proviene da The Flying Man, un libro che ho letto quando avevo 13-14 anni. Il fenomeno mi aveva molto colpito. Mi chiedevo se potevo credere che l’uomo possa davvero volare e mi sono detto sì. Forse è un atteggiamento un po’ infantile, ma è una sfida pensare che ciò possa succedere. Nella prima versione che è stata scritta in inglese, perché inizialmente pensavano a un film in inglese, non ha funzionato perché non è una lingua che si presta alle nozioni del poter volare. Comunque più che a un supereroe per me Aryan assomiglia piuttosto a un angelo, non sappiamo davvero da dove viene, è un personaggio che trascende la realtà.

 

 

Questione di punti di vista

Il dottor Stern per me è un uomo perso, è cieco, poi ritrova la visione delle cose, comincia ad amare qualcuno. È questo e il nostro obiettivo nella vita, siamo pronti a cambiare per amore, è questo il messaggio profondo del film. Il caos regna, anche in Europa, ma si può trascendere la situazione, ritrovare certe credenze, rappresentate dal fatto di volare. Tutto cambia, non si ferma mai, ci colpisce in pieno volto. Talvolta bisogna alzare lo sguardo e vedere cosa succede in cielo. Questo è quello che succede nel mio Paese, ma anche in Europa. Lo stesso abbiamo cercato di fare nel film ricreando questa tensione, questa pressione nel personaggio che alla fine si sacrifica. Come ho già detto, Aryan per me è un angelo, altri lo vedono come un rifugiato, ma è entrambe le cose. Il dottore si rivolge a lui, come in uno specchio. La relazione tra i due è particolare, non umana.

Le risposte dell’Europa

Il mio Paese appartiene all’Unione europea e abbiamo intitolato il film Jupiter’s Moon perché tratta dell’Europa. Mostra un problema europeo. Penso che non abbiamo dato la risposta migliore ai problemi che incontra l’Europa in questo momento. Si commettono molti errori, c’è molta isteria, follia, mentre le persone cercano disperatamente delle risposte. Tuttavia è vero che il mio Paese è strano, non tutto è bianco e nero, piuttosto grigio. Lavoro in Germania, Belgio, e mi rendo conto che ci sono problemi simili quindi dobbiamo risolvere la crisi insieme. L’ideologia attuale non porta risposte a problemi che ci sono, ma bisogna perseverare.