Valter Malosti: Il berretto a sonagli e la musicalità di Pirandello

Vedere Pirandello a teatro risulta spesso impegnativo perché si tratta di testi molto parlati e poco agiti, in cui il côté filosofico ha il sopravvento e la recitazione è spesso affettata. Vedere Pirandello a teatro e divertirsi è quindi un’esperienza che ha dell’incredibile. Il merito è di Valter Malosti che porta in scena Il berretto a sonagli, commedia scritta dal maestro siciliano nel 1916. E per farlo ricorre alla versione originaria, in siciliano, restituendo alle figure femminili un posto di primo piano. È, infatti, Beatrice, assetata di giustizia e di vendetta per essere stata tradita dal marito, a fare la parte del leone. Nonostante tutti glielo sconsiglino («Chiudi gli occhi, sono uomini»), la donna è determinata a denunciare il tradimento, ma dovrà subire le conseguenze e sarà costretta a fingersi pazza affinché l’ordine venga ristabilito. Una produzione indipendente, realizzata dalla Compagnia di Dioniso dello stesso Malosti che conta su un cast molto azzeccato: Roberta Caronia (Beatrice), Paola Pace (nel doppio ruolo di Donna Assunta e La Saracena), Vito Di Bella (Fifì), Paolo Giangrasso (Alfio Spanò), Cristina Arnone (Fana), Roberta Crivelli (Sarina Ciampa) e naturalmente Valter Malosti (Ciampa). Lo abbiamo incontrato.

 

Intanto perché hai deciso di mettere in scena la versione in siciliano?

Pirandello scrisse il testo nel 1916 per Angelo Musco che era un grandissimo attore, soprattutto comico, famoso in tutta Europa e anche in Russia. Pirandello affidò completamente a lui, e al suo amico Martoglio che dirigeva la compagnia, il copione. Ma questo testo in siciliano scritto per un attore principalmente dialettale, viene letteralmente preso a ceffoni dal capocomico. Fu un grande successo, ma Musco lo ridusse a un suo show personale quindi tagliò sostanzialmente tutte le parti che lo potevano mettere in ombra, in modo da renderlo più mattatoriale. Per questo di tutta la prima parte in cui le donne sono molto presenti non vi è traccia nella versione in italiano.

 

Nel tuo spettacolo, invece, la vera protagonista è proprio Beatrice.

Nel testo siciliano è così, nel testo italiano no perché dopo che lo spettacolo va in scena con grande successo, il manoscritto non ritorna a Pirandello. Avendo un bisogno cronico di soldi, Pirandello si limita a trascrivere in italiano il testo seguendo i tagli che Musco e Martoglio avevano organizzato per la loro messa in scena. Poi, nel 1965, il manoscritto siciliano viene ritrovato tra le carte di Martoglio e la cosa più interessante è il personaggio di Beatrice che assume caratteristiche almeno da coprotagonista.

 

Altre differenze sostanziali?

È un testo più violento: le cose che le donne dicono nella prima scena sono molto più forti rispetto al testo italiano. L’altra differenza è l’aspetto linguistico che diventa musica. La mia generazione ha subito tanti Pirandello, io lo chiamo il “ron ron” del pirandellismo, una specie di suono noioso, con personaggi che ragionano e non succede niente e invece Pirandello scrive Il berretto a sonagli nella temperie di quegli anni, in pieno futurismo, in un momento in cui la nostra grande tradizione della commedia dell’arte si era riversata nel vaudeville e realizza un testo che fa ridere perché, secondo me, è un testo estremo. Togliendo la parte della donna, si toglie invece un po’ di perturbante, si realizza una versione più edulcorata perché questo femminile così forte probabilmente disturbava. Così ci sono invece due personaggi, Beatrice e Ciampa, un maschio e una femmina, che corrono sull’ abisso della follia.

 

Il tuo Berretto a sonagli dimostra che la musicalità a teatro è imprescindibile…

Io sono da sempre interessato a testi che hanno una musicalità e penso che il segreto dei grandi autori è, in gran parte, nella loro musica. Ce lo dimentichiamo perché corriamo un po’ troppo dietro alla storiella, ma le parole non servono soltanto per portare avanti una storia, sono anche senso per il loro suono.

 

È un testo anche di grande attualità, con le donne chiamate a giocare un ruolo importante.

Direi che, per larga parte, è quasi un testo antimaschilista. Poi c’è un finale che è quasi filosofico, questo abisso della follia che Ciampa insegna a mimare. Anche per come ho deciso di interpretarlo, quando Ciampa entra in scena è come se mostrasse a Beatrice come si fa il pazzo.

 

Le donne sono spesso al centro del tuo teatro.

Affronto spesso tematiche legate al femminile, infatti ho fatto vincere tanti premi alle mie attrici. Da ultimo ho messo in scena Lo stupro di Lucrezia, un poemetto di Shakespeare, in cui Lucrezia, desiderata da un generale amico del marito, viene da lui stuprata. L’aspetto più terribile, oltre alla violenza, è la reazione dei familiari: la freddezza, la paura con cui viene accolta Lucrezia dopo che racconta dello stupro fa morire due volte la persona che denuncia. E questo è di un’attualità sconcertante e crea un interessante cortocircuito con Pirandello: Beatrice, denunciando il marito, si aspettava probabilmente il sostegno da parte della famiglia e, invece, diventa l’accusata.

 

Sei di difficile collocazione: appartieni al teatro di ricerca, ma non rifiuti la tradizione.

Assolutamente sì. Ultimamente sto anche rivalutando tantissimo la commedia e credo che come italiani dovremmo riflettere sulla nostra grande tradizione. Oltre al melodramma, c’è anche la tradizione della commedia che arriva da molto lontano e si spinge fino agli anni 60 con i grandi film, i grandi comici della commedia all’italiana che, non a caso – e qui ci ricolleghiamo a Pirandello – sono gli ultimi eredi dell’avanspettacolo. Il modo di recitare tutto in minore che si è imposto negli ultimi tempi ci distanzia da quelle che sono le nostre radici espressive.

 

Foto di Franco Rabino

 

www.teatrodidioniso.it

 

Milano                        Teatro Franco Parenti          fino al 26/2

Villadossola (VB)     Teatro La Fabbrica                28/2

Vercelli                       Teatro Civico                          1/3

Bra (CN)                     Teatro Comunale                  3/3

Cormons (GO)         Teatro Comunale                  7/3

Scandiano (RE)       Teatro Boiardo                      9/3

Mirandola (MO)     Teatro Nuovo                         10/3

Cattolica (RN)         Teatro della Regina               11/3

Bergamo                 Teatro Donizetti                    14-19/3

Amelia (TR)            Teatro Sociale                        29 o 30/3 (data in via di definizione)

Bari                         Teatro Kismet                        1/4