Ziad Doueieri: con L’insulto cerco la strada per la giustizia e il perdono

Beirut, durante una ristrutturazione un operaio palestinese interviene per risolvere il problema idraulico di un uomo (cristiano). Che non è d’accordo. “Sei un cane”, urla il palestinese al cristiano. “Siete un popolo di parassiti”, è la risposta. Gli insulti, in realtà, sono due. Tutto a causa di un tubo? Ovviamente no… L’insulto da “privato” diventa etnico, religioso, cittadino, nazionale. Dal presente torna al passato, per allargarsi al futuro. Toni e Yasser finiscono in tribunale: L’insulto diventa un legal thriller. Ai due lati della causa, in aula, si ritrovano anche un padre e una figlia. La questione si fa generazionale… Passato/presente/futuro opposto a privato/pubblico. All’ultimo Festival di Venezia L’insulto ha meritatamente vinto la Coppa Volpi per il Miglior attore. Probabilmente c’era lo spazio per premiare   entrambi i duellanti. Ovvero, il cristiano maronita Toni (attore: Adel Karam) e il palestinese Yasser (Kamel El Basha, il premiato). Il regista libanese Ziad Doueieri ci  ha raccontato il processo creativo che sta alla base del film. L’insulto è il candidato del suo paese alla categoria Miglior film straniero degli Oscar 2018.

 

 

Lavorare sul reale

L’insulto prende le mosse dalla realtà. La premessa è qualcosa che è accaduta a me molti anni fa, a Beirut. Ebbi una discussione con un idraulico, una cosa molto banale, ma i temperamenti sono andati scaldandosi velocemente: praticamente dissi le stesse parole che sono nel film. Quando ti escono parole simili, è perché sono stati toccati sentimenti ed emozioni molto personali. Joëlle Touma, mia co-sceneggiatrice, quel giorno era presente. Mi convinse ad andare da lui per chiedere scusa. Lo feci. Quando il suo capo usò questa, e altre ragioni, per licenziarlo, presi immediatamente le sue difese.

 

Un western moderno

Quando i protagonisti finiscono in tribunale, il film diventa una specie di versione moderna del western, ambientato però in un ambiente chiuso. Questo è quello che ho cercato di ottenere dato che questo film descrive una sorta di duello tra Toni e Yasser. Per me la giustizia è sempre stata molto importante. Provengo da una famiglia di giudici e avvocati. Mia madre è avvocato ed è stata il consulente legale del film. Abbiamo avuto molte conversazioni intense durante la fase di scrittura del film. È molto abile! Mia madre ha fatto molta pressione per far assolvere il palestinese nel film… Questo è un film in cui le donne prendono il controllo della situazione per fare da moderatrici, per fare in modo di superare questa situazione. Ve lo immaginate se un giorno le donne governassero il mondo arabo?

Come cominciare

Inizio sempre i miei film con una tensione, un incidente. In questo caso non avevo uno, bensì due personaggi principali: Toni e Yasser. Tutti e due hanno delle colpe. Come se non bastasse, si trovano in un ambiente esterno molto carico, elettrico. Il personaggio di Toni ha un segreto, gli è successo qualcosa. Nessuno vuole parlarne perché è un tabù, e sente che questa è un’ingiustizia enorme. Anche Yasser ha delle difficoltà. L’esperienza gli ha insegnato a non fidarsi del sistema giuridico.

 
 

L’eredità della guerra
La guerra in Libano è finita nel 1990 senza vinti né vincitori. Tutti vennero assolti. L’amnistia generale si trasformò in amnesia generale. Abbiamo nascosto la sporcizia sotto il tappeto, per così dire. Ma non può esserci una guarigione della nazione sino a quando i problemi non vengono affrontati. Yasser e Toni potrebbero avere qualunque altra nazionalità, essere di qualunque altra nazione. Ancora una volta, questo film è completamente ottimista e umano. Mostra un’alternativa ai conflitti prendendo una strada che ammette la giustizia e il perdono.