Ancora auguri per la tua morte: Variazioni in corso

Qualcuno lo ha già definito un Ritorno al futuro 2 che incontra La donna esplosiva. Scontato il riferimento a Zemeckis, vista la citazione esplicita nei dialoghi stessi del film. Più interessante quello a John Hughes e al suo Weird Science (titolo certamente più pertinente di quello usato nel nostro mercato): perché il loop che nel precedente Auguri per la tua morte imprigionava la protagonista Tree Gelbman in un ripetersi infinito dello stesso giorno, qui si scopre essere proprio frutto di un esperimento folle e sfuggito di mano al giovane e volenteroso scienziato di turno. Il che favorisce agevolmente il passaggio dall’horror slasher alla commedia fantascientifica propriamente detta. Si riparte, insomma, da dove il primo film si era interrotto, con la macchina che, una volta scoperta, viene riattivata. Mal ne incoglie alla povera Tree, precipitata nuovamente nell’andirivieni dei giorni sempre uguali. O forse no. Qualcosa è infatti cambiato, il giorno che si ripete presenta delle variazioni rispetto al passato, perché di fatto ci troviamo in una realtà parallela. Meglio quindi cercare di rimettere in piedi il macchinario per tornare alla realtà. Ma come fare se questo mondo alternativo presenta anche dei vantaggi non da poco?

Per questo nuovo proseguimento, Christopher Landon prende in carico anche la scrittura accanto alla regia, subentrando a Scott Lobdell, e può così definire in maniera più netta quella tensione comedy che già serpeggiava prepotente nel primo Auguri per la tua morte. Un lavoro sul racconto che ribadisce una volta di più la natura cangiante di uno slasher movie pensato come autentico contenitore di generi. Con abilità, di fronte ai complicati andirivieni di una trama che fa e disfa il continuum narrativo scambiando ruoli e realtà, Ancora auguri per la tua morte prosegue pure l’iscrizione della propria natura mutevole sul volto e sul corpo mobilissimi della protagonista Jessica Roothe. Autentica materia slapstick, la figura della Roothe diventa così puro gesto plastico in perenne movimento e il suo personaggio passa dallo status di “bella in pericolo” a quello di aspirante scienziata, e da quello di vittima a detective per fermare l’assassino e salvare l’incolumità propria e altrui. Il dualismo insito in una narrazione affascinata dalle potenzialità teoriche del puro “meccanismo” ossequia una certa fascinazione per il film-gioco che è materia prima abbondante in casa Blumhouse (si pensi a Obbligo o verità?). Ma, esattamente come avviene con la sua protagonista in bilico fra molteplici opposti, il film riesce a governare le possibili derive autoreferenziali e figlie unicamente delle “regole” tenendo dritta la barra di una natura fortemente umana. Così, pur nel turbinio incessante delle gag e nell’amore per il momento divertito, il film non perde mai di vista la verità della sua protagonista, regalando momenti intimisti che ne esplorano le motivazioni e riescono a conferirle una tridimensionalità altrimenti difficile da prevedere. Il riaprirsi del loop non è dunque capriccioso, ma completa un percorso di formazione già iniziato nel primo capitolo e che qui va a ispessirsi. D’altra parte, Tree è davvero il cuore della storia, è l’unica che ha memoria degli eventi e delle variazioni che avvengono fra le varie ripetizioni del loop, passa in rassegna tutti gli stati d’animo possibili con forza e impeto. È lei il corpo slasher che diventa donna forte in grado di far fronte alle sue mancanze, secondo il miglior modello craveniano (avevamo in effetti chiamato in causa già in precedenza il grande regista di Scream). Il lavoro di Landon diventa così coerente con un percorso e un momento storico che nella ripetizione dei modelli cerca possibili nuove derive virtuose, ribadendo la natura poliforme di un cinema che coinvolge quanto più riesce a espandere il suo raggio (si pensi anche alla saga di Smetto quando voglio, abbastanza simile nella spericolata gestione della sua continuità). Non resta che aspettare un terzo capitolo per vedere dove altro saprà condurci questo divertente turbinio di rimandi, generi e sentimenti.