Berlinale 70 – Verso casa: The Roads Not Taken di Sally Potter

Un telefono squilla ininterrottamente a ritmo costante mentre dallo schermo nero compaiono in sincrono i nomi degli attori del film. Così inizia ,The Roads Not Taken in una maniera perfettamente calibrata, matematicamente equilibrata. Il montaggio delle prime inquadrature è nuovamente scandito dai suoni dell’apparecchio telefonico e tutto viene bilanciato con precisione. Peccato che si tratti probabilmente dell’unica sequenza in cui la regia sembra essere pienamente in controllo della materia. Sally Potter firma uno dei tasselli meno convincenti della sua filmografia. I problemi del film sono diversi, a cominciare da una retorica eccessiva sino alla svogliata partecipazione degli interpreti. Eppure la lacuna più grave ed evidente del progetto è proprio quella di essere privo di equilibrio, di essere un progetto sbilanciato. Il disordine avrebbe potuto anche essere una scelta funzionale in quanto, il protagonista, è un uomo di mezza età, confuso e in preda ai fantasmi del passato che si concretizzano in vere e proprie allucinazioni. Il film si snoda in una sorta di labirinto spaziotemporale in cui luoghi ed epoche si mescolano per restituire la confusione mentale dell’uomo e la difficoltà relazionale di chi lo circonda.

 

 

Eppure Sally Potter non riesce mai a trovare una quadra in questo mosaico. Insegue la storia senza condurla in prima persona. In poco tempo, ci si accorge che il viaggio verso casa, ovvero alla riscoperta di se stessi, condotto nella mente del protagonista si carica di banalità e stereotipi. Non ci si riferisce solo alle ingenuità narrative (che ci sono ma comunque rappresentano l’ultimo dei problemi), bensì proprio al rapporto emotivo che si instaura tra i personaggi, poiché è questo che interessa alla regista prima ancora che il plot. Se quindi è doveroso perdersi nei meandri esistenziali di un film che tematizza, a cominciare dal titolo, la figura della strada, della (retta) via, la prima a personificare alla lettera questo spunto è proprio l’autrice che smarrisce completamente la carreggiata cinematografica abbandonandosi al caso e trascinando con sé l’intero progetto.