Da “Sì se puede” al governo di una città: una sindaca per Barcellona in Alcaldessa

1459438772106 Il racconto di un’ascesa irresistibile che porta una donna comune, che non ha mai fatto politica secondo i percorsi tradizionali, a divenire prima cittadina di Barcellona. Alcaldessa – neologismo alla catalana per indicare un sindaco donna – è la storia di Ada Colau, che il 13 giugno 2015 batte in volata Xavier Trias e conquista la guida della seconda città di Spagna. Lo fa alla testa di una lista civica (Barcelona en Comù) che raccoglie gruppi di diversa estrazione e che ottiene in corsa anche l’appoggio di Podemos, formazione nazionale che in quel periodo sembrava lanciata alla conquista della maggioranza nel Paese con il suo leader Pablo Iglesias. Il documentario firmato da Pau Faus e uscito nelle sale spagnole dopo la sorprendente vittoria della Colau, correva il rischio di trasformarsi nel classico lavoro agiografico che afferma la genuinità di un percorso per avallare, a posteriori, un successo. A rendere più diffuso il pregiudizio, c’erano pure i trascorsi del regista, legato all’esperienza di PAH (la piattaforma che raccoglie le vittime dei mutui spagnoli, a lungo capitanata proprio da Ada Colau), che gli avevano ispirato il film precedente (Sì, se puede. Siete Dias en PAH Barcelona).
 alcaldessa_3-1024x575

Il fatto poi di non introdurre commenti esterni, e di affidare soltanto a una sorta di confessione privata della stessa Colau le sensazioni, i dubbi, le speranze della candidata, sembravano confermare i dubbi della vigilia. Invece, la prospettiva che l’autore sceglie per indagare i dodici mesi che precedono l’evento è, se non proprio originale, comunque singolare: il cineasta fornisce infatti nelle prime sequenze di Alcaldessa minime informazioni generali sulla donna, ricorrendo a poche immagini di repertorio relative alla sua esperienza a capo di PAH (rese omogenee con quelle girate direttamente) limitandosi a evidenziare la matrice popolare e dal basso del movimento sociale sorto per sostenere il diritto a un alloggio decente e cercare di porre rimedio ad alcuni dei guasti originati dalla bolla immobiliare della prima decade del millennio, che ha gettato milioni di spagnoli (e di cittadini del mondo) in miseria, privandoli della casa. Pochi minuti che servono a inquadrare il personaggio, sottolineandone l’autorevolezza, l’oratoria pacata e concalcaldessa_5-1024x644reta, la stima dei compagni d’avventura nei suoi confronti. Ma poi la narrazione procede di pari passo con la progressione della campagna elettorale: quindi il documentario racconta in diretta gli avvenimenti, senza conoscerne preventivamente l’esito; e ciò aumenta la naturalezza delle immagini, la capacità che detengono di documentare il reale, e conferisce loro un’ulteriore (forse non preventivata) credibilità. Sul piano della storia, appare evidente la volontà di fondo di creare un collegamento tra l’esperienza degli indignandos e la successiva campagna per vincere le elezioni amministrative a Barcellona e in altre città iberiche, secondo una linea di condotta che mira a scompaginare un quadro politico ritenuto paludato, abbattere i privilegi, e assegnare alla cittadinanza un ruolo da protagonista assoluta. Il ritratto della 41enne Colau è umano, prima che politico, e quindi non si fa problema di indugiare sulle difficoltà quotidiane, anche personali, piuttosto che insistere sugli aspetti pubblici e su quelli programmatici. Questi ultimi sono tuttavia affidati ad alcune intuizioni notevoli, sul versante della tecnica di ripresa: spiccano in tal senso i momenti dedicati al confronto televisivo tra i candidati, nel quale il linguaggio del corpo, colto con rigorosa puntualità dal regista, esalta la tranquillità propositiva della Calau rispetto all’atteggiamento rancoroso di alcuni avversari; o la sequenza – che lo spettatore vive con la tensione stessa dei protagonisti – in cui la donna, in attesa nella sede del suo comitato elettorale, riceve la telefonata di congratulazioni del sindaco uscente, e capisce di avere vinto. Tra i punti deboli ci sono, per contro, certe scelte di montaggio, che smorzano un poco la carica entusiasta di Ada – quasi a conferirle, a posteriori, una compostezza istituzionale dalla quale ella sembra in realtà prescindere, in ogni suo discorso e in ogni occasione della campagna elettorale – e un paio di simboli fin troppo scontati. Il primo, troppo esplicito, affida alla ripresa di una sessione di pulizie del palazzo comunale, i momenti che precedono l’arrivo della nuova giunta; quello conclusivo, un poco dimesso dopo il crescendo costante verso il discorso di insediamento, vede i collaboratori di Ada Colau al lavoro in una riunione nella quale ella si pone come “prima inter pares”, a rimarcare la imprescindibile matrice democratica del movimento. I pregi sono tuttavia assai superiori ai difetti. L’andamento ordinato e asciutto, scandito da tempi espositivi non convulsi, pare infatti una precisa scelta registica, che Faus porta avanti senza tentennamenti. Tanto che Alcaldessa si fa aprezzare per la scorrevolezza e si rivela interessante testimonianza di una storia di impegno civile che in buona parte è ancora da scrivere.

 

image001Il film fa parte della rassegna Mondovisioni curata da CineAgenzia con il settimanale Internazionale, che propone al pubblico documentari su attualità, informazione e diritti. L’anteprima della 7a edizione a Internazionale a Ferrara, poi in tour in tutta Italia.  Mondovisioni 2016-2017 porta gli spettatori in Spagna, Pakistan, Corea del Sud, Kurdistan, Egitto, Israele e Stati Uniti.  Mondovisioni sarà in tour attraverso tutta Italia fino all’estate 2017.