Il ritorno di Bogdanovich: una gioia per gli occhi e le orecchie

e0b55ef8-23f8-11e5-9b43-005056b70bb8Tutto può accadere a Broadway (titolo italiano di She’s Funny That Way) è il ritorno alla regia cinematografica di Peter Bogdanovich dopo molti anni di (buona) televisione.  La visione del film suscita, prima di ogni altra considerazione, un interrogativo: perché la distribuzione italiana ha impiegato oltre un anno per mettere in circolazione un’opera presentata  fuori concorso, e con ottima accoglienza, al Festival di Venezia 2014? Le motivazioni addotte in queste occasioni vanno, genericamente, dalla eccessiva offerta di titoli sul mercato alla necessità di attendere periodi meno congestionati; più specificamente possiamo immaginare che ulteriori giustificazioni risiedano nel ridotto appeal di un cineasta che sembrava aver dato il meglio di sè negli anni Settanta (ai tempi di L’ultimo spettacolo, Ma papà ti manda sola?, Directed by John Ford, Paper Moon) e nella apparente derivatività (stando alla promozione italianaShes-Funny-That-Way Twitch Review-thumb-630xauto-56865, perlomeno) della commedia in oggetto da quelle di Woody Allen. Cose vere solo in minima parte; ma a conti fatti -­ e assodato che la raffinatezza, la messa in scena, il ritmo e i dialoghi della commedia americana anni Quaranta e Cinquanta restano inarrivabili per il cinema di oggi, convinzione che peraltro Bogdanovich esprime da sempre – Tutto può accadere a Broadway è una tra le migliori espressioni del genere delle ultime stagioni. Certo, andava promossa adeguatamente, curata, accompagnata, per vincere la disattenzione di un pubblico che talvolta confonde leggerezza con vacuità, brillantezza con volgarità, gag perfette con cadute di tono. Ma non andava sprecata, come invece pare avvenire con questa uscita tardiva eppure (non è un paradosso, al massimo un ossimoro) affrettata.

 

Shes-Funny-That-Way-Rhys-Ifans

 

La vicenda che narra di Isabel, attrice per vocazione, squillo per necessità (una incantevole Imogen Poots) e del suo incontro con un famoso regista (Owen Wilson, adeguato alla parte) in una New York frizzante e notturna, ha un tocco di originalità dentro un mare di citazioni cinematografiche. D’altronde Bogdanovich è stato un cinefilo e un critico, prima di approdare alla regia. Ed era pure uno che, da studioso, sosteneva l’impossibilità di dire qualcosa di nuovo attraverso il cinema, perché “tutto è stato già raccontato, tutto filmato”; ci ha parzialmente ripensato da autore, anche se ha propostimagehandlero per lo più opere di stampo nostalgico, salvo tornare nuovamente alle convinzioni giovanili in tarda età. I riferimenti espliciti a Capra, a Hawks, a Cukor, e quelli pure visivi a Lubitsch, portano la storia a virare sul romantico, ma con notevole classe: il regista della finzione è infatti uno che ama regalare grosse somme alle prostitute che frequenta per una notte sola, per aiutarle a realizzare i propri sogni. E questo ingenera una serie di equivoci che coinvolgono spassosi personaggi (tra i quali giganteggiano la psichiatra svitata interpretata da una sorprendente Jennifer Aniston e il divo rubacuori a cui presta la sua malizia Rhys Ifans) e scatenano tutte le potenzialità della screewball comedy, divertendo lo spettatore, senza intellettualismi alla Allen e senza retorica. Ma con quel pizzico di disincanto che i tempi richiedono e che la commedia classica, più votata al sogno che alla realtà, in genere evitava fino all’ultimo. Bentornato, Peter.