L’effetto acquatico: il piacere del racconto

1pNel corso dei suoi film Sólveig Anspach ha creato una sua comunità, un gruppo di attrici, attori, collaboratori con i quali lavorare instaurando una complicità che ben si nota alla visione delle sue opere. Una filmografia che la cineasta islandese ha costruito fra il suo paese natale, la Francia e gli Stati Uniti nel segno di un cinema personale, intimo, autobiografico (come in Haut les cœurs!, del 1999, suo primo lungometraggio che la rese fin da subito un’autrice di talento, mai smentito). Intimo anche quando, nel 2001, con Made in the USA, portò il suo sguardo in un penitenziario del Texas per realizzare una forte denuncia contro la pena di morte. Intimo nelle sue più recenti commedie (Back Soon, 2008; Queen of  Montreuil, 2012 ;Lulu femme nue, 2013), abitate da personaggi in viaggio sulla traiettoria Francia-Islanda, o nella descrizione drammatica di tormentate figure femminili in Stormy Weather (2003). Cinema di stati d’animo, di paesaggi mai neutri, di set con i quali i personaggi instaurano dialoghi profondi. Questo è, era, il cinema di Sólveig Anspach, scomparsa il 7 agosto 2015 a 54 anni.

15

Questo è L’effet aquatique (presentato alla Quinzaine des réalisateurs e vincitore del premio SACD), girato fra ottobre 2014 (la parte francese a Montreuil, quartiere confinante con quello dove Anspach si installò negli anni Novanta) e maggio-giugno 2015 (la parte islandese), e completato per due terzi dalla regista. L’effet aquatique è un gioiello, una commedia romantica venata di fiaba, dalla sceneggiatura brillante (“che mi lasciava finestre aperte sul reale e l’improvvisazione”, afferma Anspach) e dalla regia morbida, intrisa di tenerezza, del piacere di raccontare personaggi principali e secondari con la stessa intensità e sobrietà. Ne L’effet aquatique non c’è un istante di troppo, ci sono ellissi che escludono quel che non è essenziale alla messa in scena di una storia d’amore che, in suo nome, rende credibile qualsiasi eccesso. Samir (Samir Guesmi) vede una sera Agathe (Florence Loiret Caille) in un bar e se ne innamora. Si iscrive a un corso di nuoto nella piscina pubblica dove lei è istruttrice, mentendo, dicendo di non saper nuotare, e fa in modo che sia Agathe a insegnargli a stare a galla. Accanto, due figure di puro effetto comico, che lavorano nella piscina. L’acqua invita alla vicinanza di corpi che si sfiorano e toccano, è essa stessa un personaggio, se non la protagonista (come anche il titolo suggerisce). La piscina vuota, silenziosa, e colpi di scena densi di humour avvicinano ancor più Samir e Agathe, per poi separarli. Cesure di scrittura e il film riparte in Islanda. Folle d’amore, goffo, un po’ balbuziente, Samir raggiunge Agathe quando scopre che si è recata a Reykjavík per un congresso internazionale di istruttori di nuoto. Anspach spinge le situazioni sempre più al limite, perché se qualcuno è davvero innamorato farà di tutto per rendere concreto quell’amore. Si spaccerà anche, lui arabo-francese, per il delegato israeliano conquistando la platea nell’esposizione di un progetto israelo-palestinese per costruire una piscina dove entrambi i popoli possano nuotare. L’acqua, ancora. E, dentro le dinamiche della commedia, cenni sociali (sul ruolo portante delle donne in Islanda) e di politica internazionale, autoironia sugli stereotipi islandesi. Ma, ancora e sempre, l’acqua. Dalla piscina di Montreuil alle fonti calde della natura islandese su cui, improvvisamente, ovvero nella continuità del ricorso all’ellisse, L’effet aquatique, più che concludersi, si sospende in una scena che non conta più se sia reale o immaginata. Tra i vapori dell’acqua calda, Samir e una donna del convegno che l’ha sedotto si stanno baciando. Senza stacchi Anna e Frosti, responsabili della municipalità e figure di rilievo (insieme all’anziana donna islandese che legge il futuro), entrano in campo e portano via la donna; al suo posto appare Agathe. Un bacio appassionato unisce gli innamorati. Di quel bacio appassionato, come prima furono appassionate le lacrime di Agathe in un dialogo con Samir e poi ascoltando le parole della vecchia sulla sua vita, è testimone, e motore, l’effetto acquatico che avvolge e seduce. Ci mancherà, il cinema pieno di amore per la vita di Sólveig Anspach.

 

345