Sagre Balere: ballando (e cantando) sul mondo

La musica da ballo fa parte del dna degli italiani. Tutti hanno assistito a una festa di paese in cui frotte di appassionati si ritrovano per ballare sulle note di canzoni che conoscono e cantano (ma anche in città le balere sono ritornate in voga). Soprattutto nel Nord Italia il fenomeno spopola con orchestre e radio dedicate che hanno un largo seguito. Parte da questo presupposto Sagre Balere, il bel film diretto da Alessandro Stevanon – che lo ha anche scritto con Eleonora Mastropietro – , che dopo essere stato presentato al Festival de Nyon, ha vinto il premio Italiana Doc nell’ultima edizione del Bellaria Film Festival (e a fine giugno sarà al Cayman Islands International Film Festival).

Protagonista indiscusso del film è Omar Codazzi che come dice il suo sito ufficiale «era un ragazzo come tanti, con un sogno nel cassetto… Cantare!». Stevanon gli lascia campo libero, lo riprende senza mai porgli domande dirette, ma seguendolo con discrezione e avendo così accesso al suo mondo. Omar, da parte sua, buca letteralmente lo schermo. Cantante melodico che, a tratti, ricorda Julio Iglesias, è oggetto di un vero e proprio culto da parte dei fan (che cantano «E se Dio ci ha dato Omar, Allelujah» o conservano i suoi cimeli come ha fatto una coppia con la cenere della sua sigaretta), ha un’orchestra che porta il suo nome, «composta da bravi musicisti e amici scelti dopo un’accurata selezione», e ha messo su un’impresa, grazie alla collaborazione della moglie Adele.

La forza del personaggio, o per meglio dire della persona, sta tutta nella sua carica umana: non solo considera i fan degli amici e sembra conoscerli tutti per nome (a fine concerto si intrattiene con loro e bacia le groupies, un po’ attempate ma pur sempre groupies, scherzando con i loro mariti), ma è con loro che condivide le gioie dategli dalla primogenita ormai adolescente o l’arrivo della seconda figlia. Si percepisce immediatamente di essere in presenza di qualcuno di autentico che ha i suoi vezzi (è perennemente a dieta, mangia omogeneizzati per non ingrassare, salvo poi cedere alla cassoeula o al millefoglie; si acconcia a lungo i capelli riempiendoli di lacca così che nemmeno un ciuffo si ribelli…), ma ha un affetto profondo per chi lo ha reso così popolare. Oltre a essere un animale da palcoscenico, Omar sa anche come muoversi davanti alla macchina da presa e questo vale per tutte le persone che compaiono nel documentario. Bravo è stato Stevanon a entrare in relazione profonda con ognuno di loro creando una complicità palpabile, a riprendere gli spazi prima o dopo i concerti in maniera davvero incisiva e a restituire la sacralità del rito legato al ballo (come sembra suggerire il titolo con un cambio di consonante). Girato nel 2015, Sagre Balere segue Omar nei concerti estivi e poi in inverno, quando ci si sposta nelle balere (gigantesche discoteche come il rutilante Studio Zeta di Caravaggio che purtroppo, nel frattempo, ha chiuso i battenti ed è stato trasformato in un centro commerciale). Seguendo Omar nel suo tour nell’Italia del Nord emerge lo spaccato di un’Italia che non fa notizia, ma è genuina, come recita anche la motivazione del Premio Italia: «Ne esce il ritratto di un’Italia in via di estinzione ma non troppo. Un’Italia che fa riflettere sia dal punto di vista sociale che antropologico».

Il film è stato prodotto da La Fournaise, con il sostegno delle Film Commission di Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna. Al momento non c’è una vera e propria distribuzione, ma alcune sale si stanno mobilitando per proiettarlo (per esempio sabato 10 giugno è al Cinema Farnese di Roma all’interno della rassegna che propone i migliori documentari del Bellaria Film Festival) e si è pensato a una serie di eventi speciali che prevedono la proiezione seguita dalla serata danzante. Perché, come dice Omar in apertura dei suoi concerti, «Allegria, emozioni e tanto divertimento» sono assicurati. «Tutto in una sera».

 

Foto Stopdown