Samba e la ricerca di equilibrio fra commedia e denuncia sociale

Dopo il successo planetario di Quasi amici (51 milioni di spettatori, il film francese più visto nel mondo che ha spodestato Il favoloso mondo di Amélie, per dieci anni in vetta alla classifica), Eric Toledano e Olivier Nakache ci riprovano con Samba, comedy-drama in cui ritraggono con humour il mondo degli immigrati clandestini a Parigi. Un approccio inedito, non facile di questi tempi, soprattutto in Italia, dove il film viene distribuito in 150 copie. Oltralpe il film è uscito lo scorso ottobre e, pur non replicando il successo di Quasi amici, ha registrato buoni incassi tanto che i due registi si sono detti comunque soddisfatti perché «ci sono stati 13,5 milioni di spettatori per una tematica, quella dei sans papiers, non amata in Francia».

9879ae20-e369-11e4-88c1-f71b755bc7ab_samba-charlotte-gainsbourg-omar-syTratto dal romanzo Samba pour la France di Delphine Coulin (che ha collaborato alla sceneggiatura), il film racconta la storia di Samba (Omar Sy), senegalese clandestino che vive e lavora a Parigi da dieci anni e di Alice (Charlotte Gainsbourg), dirigente d’azienda che si è data al volontariato per riprendersi da un forte esaurimento nervoso, un vero e proprio burnout. Lui, lavapiatti in un ristorante in procinto di regolarizzare la sua posizione, viene fermato, chiuso in un centro di detenzione per gli immigrati e poi liberato, ma da quel momento vive nel terrore di essere scoperto e rispedito in Senegal. Per lei, si tratta di una terapia, ma l’incontro con Samba è di quelli destinati a lasciare il segno.

Per la prima volta Toledano e Nakache mettono in secondo piano il buddy movie (il personaggio di Wilson – interpretato da Tahar Rahim – lavoratore clandestino che finge di essere brasiliano perché è più facile trovare lavoro, è del tutto secondario), per concentrarsi sulla commedia sentimentale classica, ma virata al sociale. Senza grande originalità. Come ci si può aspettare il mondo descritto nel film è rigorosamente manicheo: da un parte i parigini, nevrotici e isterici, dall’altra i sans papiers, sorridenti e portatori di valori positivi. Il lieto fine è nella natura delle cose. Da questo punto di vista, Samba si discosta dal romanzo della Coulin, che tratta la storia di Samba come una vera e propria odissea (il personaggio di Alice è, infaSamba-01tti, stato aggiunto in fase di sceneggiatura). Interessante, ma destinato a perdersi nel doppiaggio, il rapporto formale tra Alice e Samba: per quasi tutta la durata del film si danno rigorosamente del vous, come è naturale che sia nella lingua francese, fatto che contribuisce a marcare la distanza tra due mondi agli antipodi che difficilmente, nella realtà, arrivano a fondersi.