Senza passato e senza futuro: l’uomo a una dimensione di Remember

07 Parlando di Remember, il film che ha presentato a Venezia e che ora è sugli schermi italiani (le date prossime alla Giornata della Memoria sono ormai divenute terreno di proposta di opere che affrontano direttamente, evocano o semplicemente sfiorano la Shoah, come dimostrano anche l’uscita di Il figlio di Saul e Il labirinto del silenzio), il regista armeno-canadese Atom Egoyan ha argomentato: “La memoria diretta a un certo punto finisce, con la morte dei testimoni oculari di un evento. Questa è l’ultima storia che si può raccontare oggi sullo sterminio degli Ebrei, in relazione alla possibilità delle persone di ottenere giustizia”. La dichiarazione è vera, giusta la circostanza; ma il modo in cui è stata riportata, estrapolandola da un discorso più articolato, ha generato un equivoco, spostando l’attenzione dalla Storia, cui si riferiva il cineasta, alla storia raccontata in Remember. Che non è particolare in sè: potrebbe infatti essere narrata anche tra vent’anni, trent’anni, ambientandola nel passato, come d’altronde avviene regolarmente nel cinema, senza per questo perdere in pathos, interesse, tensione. L’allusione di Egoyan era invece contenuta in un ragionamento generale sulla conservazione dei ricordi (tema centrale nel suo cinema, in genere abbinato a quello dell’identità, dei singoli e dei popoli), in cui suggeriva la necessità che la memoria personale, destinata per sua natura a finire, confluisse, per durare, in una più ampia memoria collettiva.

 

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Remember segue alcuni giorni del novantenne Zev, ricoverato in una casa di riposo nordamericana, vedovo da poco e affetto da demenza senile. La quiete del luogo contrasta con il piano architettato da un altro ospite del ricovero, come Zev sopravvissuto all’Olocausto, dalla mente lucidissima ma menomato nel fisico, che fa del compagno il proprio braccio per compiere la comune vendetta contro un ufficiale SS che vive protetto da una nuova identità (il richiamo a This Must Be The Place di Sorrentino è scontato, oltre che corretto). Zev non ricorda il passato, non ha futuro: vive solo al presente, ed è un presente che deve continuamente negoziare alla luce di piccole conquiste, che diventano sconfitte nel giro di poche ore. Egoyan è un mago degli intrecci temporali (Exotica, Ararat), che ama ricomporre con strutture ad incastro (Il dolce domani): ma in Remember ha un protagonista che vive solo un tempo, che non ricorda il suo passato (come quelli di Memento di Christopher Nolan o, soprattutto, di Go for Gold di Lucien Segura, per restare ai precedenti più diretti) e quindi la sovrapposizione di piani temporali non trova terreno fertile. L’andamento è allora (apparentemente) piatto e vede Egoyan adattarsi ai movimenti di Zev (come in Ararat, un Christopher Plummer strepitoso, al pari di Martin Landau, in questo caso: recitazione da premio, tutt’altro che senile, come d’altronde quella di Bruno Ganz e Jurgen Prochnow in ruoli secondari), dapprima rigidi e poi più sciolti, ma comunque incerti e dal ritmo sincopato. Di sicuro, per lo spettatore non c’è modo, né tempo, di costruirsi un film parallelo come altrove Egoyan ci induceva a fare, perché la mdp sta addosso a Zev come a noi, e non ci consente (quasi mai) margini di interpretazione alternativi. Anche se alcuni indizi (contenuti nei nomi, nei gesti ossessivi contrapposti a quelli che risultano fluidamente naturali, in certi automatismi, nella musica) ci rammentano che le superfici lineari del cinema di Egoyan non restano mai tali fino in fondo, gli specchi d’acqua si intorbidano, una nuova prospettiva emerge. Ed è ciò che succede con il consueto colpo di scena che, a un certo punto, sconvolge il punto di vista sul quale ci siamo adagiati. Molto Hitchcock dentro questo Egoyan, con una tensione che cresce nonostante la consueta rigorosa e un po’ schematica messa in scena, pure meno algida del solito. Che poi Egoyan rompa il patto con lo spettatore, è indubitabile: ma avviene sempre nel suo cinema, e ci siamo abituati. In passato trovava più estimatori di oggi: ora è meno sconvolgente, meno nuovo, perfino meno autorale. Eppure, Remember resta un film pieno di cose interessanti, da vedere.