Corpi aperti: Crimes of the Future di David Cronenberg

I corpi aperti: non più questione di innesti organici, di penetrazioni meccaniche, di porte di carne… Non solo, almeno: Crimes of the Future (in Concorso a Cannes 75) allinea l’intero sistema cronenberghiano nella simbiosi tra la pulsione organica del divenire e la sistemazione logica dell’essere. Come in Cosmopolis e in Maps to the Stars, siamo ancora nella distopia deprivata del futuro in cui si muove ormai David Cronenberg, uno spazio liminare che trascende le epoche in una dimensione puramente mentale, antistorica perché inerente l’astrazione del divenire, il mutare stesso della condizione umana. Non c’è più Storia perché non c’è più Uomo, sono categorie superate dal divenire stesso del Tempo, anch’esso sganciato dalle cronometrie che ci appartengono. Cronenberg ci spinge ormai in un’astrazione che quanto più libera il pensiero, tanto più incide la materia concreta dell’esserci: restano solo i corpi, che contengono lo spazio e il tempo nelle loro narrazioni endocrine e nelle loro cronometrie misurate sulle metamorfosi. Crimes of the Future è scritto in questo perimetro meramente fisico, storie di corpi che sfuggono alla loro storia eterna e cercano nuove vie alla loro esistenza.

 

 

Il punto di partenza vero, per quanto solo accennato, è che l’uomo non sente più il dolore fisico (non che di quello spirituale sia restata poi traccia…) e questo consente al suo corpo di esprimere funzioni metamorfiche un tempo impensabili. I corpi cambiano dentro, sviluppano organi nuovi, che interferiscono con le funzioni, ne mutano il metabolismo. Una forma di dolore è data solo dal disallineamento tra i nuovi organi e quelli vecchi, come sa bene Saul Tenser, un body artist considerato un guru della nuova carne, che si esibisce assieme alla sua assistente Caprice: le sue notti di sofferenza dovrebbero essere lenite dal letto organico che, con le sue braccia aliene, lo contiene come in un guscio, ma qualcosa non funziona. Il suo corpo è un oggetto d’arte che non produce più senso e le performance che offre lo vedono esposto nel suo mondo interiore, steso su un tavolo autoptico organico governato da Caprice (Léa Seydoux, unica vera materia organica in questo universo): bisturi sulla carne viva aprono porte nel suo corpo, che svelano interiora mutanti, amputano i nuovi organi, ricostruiscono il senso del suo essere fisico…E se questo è un mondo in cui l’arte non parla di sentimenti ma di corpi, di conseguenza anche le rivoluzioni si esprimono alla stessa maniera. C’è dunque un ufficio governativo, cui spetterebbe il compito di registrare i nuovi organi (meravigliosa presenza di una Kristen Stewart smunta e secca come un ectoplasma, accanto a un Don McKellar più intraprendente), che si muove attorno a Saul Tenser con circospetta attrazione, cercando di controllare la rivoluzione in corso.

 

 

E c’è anche chi cerca di spingere quella mutazione ancora più avanti, portando i corpi oltre la loro dimensione organica, verso un divenire meccanico che rappresenta il nuovo stadio dell’umanità. In tutto questo, Saul Tenser è una sorta di messia, si muove (con le fattezze ascetiche di Viggo Mortensen) avvolto in un sudario nero, come uno spettro o un tuareg nel deserto, incarna l’evoluzione e la tradizione e cerca di trovare un equilibrio nell’evoluzione di cui è l’espressione più pura. Cronenberg disegna attorno alla sua figura una parabola sospesa tra la sostanza quasi metafisica dei dialoghi, le configurazioni plastiche dei corpi esposti nelle loro interiora e l’agorà (offerta da Atene dove il film è stato girato) introiettata in interni arcaici e cadenti: tra Videodrome, Il pasto nudo e Cosmopolis
Più che la summa delle ossessioni cronenberghiane, Crimes of the Future è il loro allineamento rispetto alla ridefinizione della realtà. L’immaginario della nuova carne, le fantasia lisergiche di Burroughs, certe tensioni da Ballard, le visioni organiche delle scenografie alla Giger: tutto questo crea un bozzolo che spinge verso qualcos’altro la tradizione cronenberghiana, partendo dalla cosmesi mutante immaginata dal regista cinquant’anni fa, in quel folgorante mediometraggio che anticipava il titolo di questo nuovo suo nuovo film. Ora che la nuova carne è definitivamente mutata, il prossimo passo è oltre i vivi, nel sudario dei morti con cui Vincent Cassel cercherà di entrare in comunicazione in The Shrounds, il nuovo progetto al quale Cronenberg sta già lavorando…