Chiami il mio agente (Dix pour Cent): i segreti del cinema d’Oltralpe

Un’idea rimasta nel cassetto per nove anni. È quella di una serie tv incentrata su un’agenzia di star. Canal+ si lascia sfuggire la gallina dalle uova d’oro ed è la concorrente France2 che nel 2015 realizza la prima stagione, sei episodi della durata di 52 minuti, di Dix pour Cent che conosce uno straordinario successo (cinque milioni di spettatori a episodio).
Creata da Fanny Herrero, si è avvalsa della regia di Cédric Klapish per i primi due episodi e poi di Lola Doillon e Antoine Garceau e vede come protagonista Andréa (Camille Cottin), la prima eroina omosessuale di una serie francese destinata al grande pubblico, e i suoi colleghi Mathias (Thibault de Montalembert), Gabriel (Grégory Montel) e Arlette (Liliane Rovère), i quattro pilastri della ASK, prestigiosa agenzia per attori fondata da Samuel Kerr che muore improvvisamente, lasciando ai quattro la pesante eredità di continuare un lavoro non sempre facile.

 

Il successo della serie – che continua anche nella seconda stagione, in onda proprio in questo periodo, diretta da Jeanne Herry, Antoine Garceau e Laurent Tirard – è dovuto a svariate ragioni. Intanto l’intrigante miscuglio di finzione e realtà. Molte sono le star d’Oltralpe che hanno accettato di mettersi in gioco e di prendersi in giro. Certo non un’idea nuova (già in Friends comparivano Brad Pitt, George Clooney…), ma declinata in modo inedito: qui gli attori sono chiamati a interpretare se stessi e a confondere ulteriormente il confine tra ciò che è vero e ciò che è finto. Esilarante l’episodio in cui Nathalie Baye e Laura Smet, madre e figlia nella vita, vengono chiamate per interpretare un film insieme e mettono in scena tutti i conflitti non solo legati al normale rapporto genitore-figlio, ma anche quelli dovuti alla rivalità femminile. O ancora Cécile de France, pronta a tutto per essere la protagonista del nuovo film di Quentin Tarantino: dalle estenuanti lezioni di equitazione con una severissima istruttrice alla possibilità di prendere in considerazione la chirurgia estetica visto che sta per compiere quarant’anni. Anche Julie Gayet, al centro dello scandalo che ha interessato François Hollande, ha ironizzato sulla sua situazione. Nell’episodio di cui è protagonista, vive una torrida storia d’amore con il collega Joey Starr, con cui sta girando un film in costume, e il loro idillio diventa il bersaglio preferito della stampa scandalistica. Catartico per lei l’inseguimento di un paparazzo nascosto tra i cespugli, che riesce a placcare al suolo e su cui troneggia soddisfatta.  Dialoghi brillanti, cura dei dettagli e grande lavoro di documentazione dell’ambiente rappresentato (ogni episodio costa circa un milione di euro, cosa che permette di attrarre grandi nomi e di girare in condizioni ottimali), ritratti che non cadono mai nella volgarità, anzi che sono affettuosi e puntano a mettere in luce la fragilità dei divi, sono altri motivi del successo della serie (già si parla di una terza stagione prevista per il 2018). Nella seconda stagione tante sono le star che fanno a gara per essere presenti da Isabelle Adjani a Juliette Binoche, da Fabrice Luchini a Guy Marchand. Netflix ha subito ottenuto i diritti per trasmettere il programma, ribattezzato Call My Agent, in una sessantina di paesi e ci sono trattative in corso per realizzarne un remake in Gran Bretagna, Germania e naturalmente Stati Uniti. A ben vedere un ritorno a casa, visto che l’omaggio all’Altman de I protagonisti è evidente.