Antropocene Horror. Mostri, virus e mutazioni: il cinema dell’orrore nell’era della crisi climatica , di Fabio Malagnini pubblicato da Odoya nel 2023 (euro 22, pag.320), è un saggio che analizza una lunga serie di pellicole horror prodotte nel mondo nel corso degli ultimi decenni attraverso le categorie dell’antropocene. Intorno al senso e al significato del termine si è scritto un fiume di parole e la discussione comincia ad avere i suoi anni sulle spalle eppure sembra sempre di più, e i fatti forniscono un numero crescente di conferme, che si tratti dell’unico orizzonte sensato del quale si possa ragionare, specie se si è interessati al proprio futuro oltre che a quello della specie umana. Sì, perché il futuro è l’oggetto della riflessione sull’antropocene, l’era geologica chiamata con diversi nomi a seconda delle sfumature che se ne prendono in considerazione (capitalocene, chtulhucene e tanti altri) che vede per la prima volta l’essere umano come major player nei cambiamenti geologici e ambientali che avvengono sul pianeta. Cambiamenti che, per inciso, mettono seriamente a rischio la prosecuzione della vita di uomini e donne negli anni a venire. Quale questo futuro sarà, e come cambierà la nostra civiltà, sono due degli hot topic dell’antropocene. La narrativa è una cartina tornasole importante dei cambiamenti e di come essi vengono percepiti e, in particolar modo un genere come l’horror che si occupa delle nostre paure, è interessante per tracciare un quadro dell’impatto di antropocene e argomenti correlati, per esempio il rapporto uomo-ambiente, la crisi climatica e la deantropizzazione, sulla nostra cultura e sul nostro immaginario. (In apertura un’immagine di Midsommar – Il villaggio dei dannati di Ari Aster).
Questa è l’operazione che Fabio Malagnini compie con il suo Antropocene Horror, un lavoro di compilazione dalle solidissime basi teoriche che passa in rassegna in un corposo volume un numero impressionante di pellicole horror categorizzandole per filoni più importanti e analizzando il modo in cui attraverso di esse emergono gli effetti dell’antropocene, nella sue evoluzione nel corso degli anni, sul nostro immaginario e soprattutto sulle nostre paure. Nella loro solidità le basi teoriche sono necessarie, l’antropocene è un fatto complesso così come lo è la riflessione su di esso e la carrellata di pensatori inserita nei punti chiave del libro aiuta, oltre che a dare corpo al filo conduttore tematico che lega i film analizzati, a orientarsi nel contesto tematico stesso costruendosi, volendo, una biblioteca di base necessaria per avere una cognizione di causa. Malagnini fornisce al lettore gli strumenti per capire nella parte teorica del volume passando poi in rassegna la moltitudine di film presi in esame in quella che è la parte più semplice e tutto sommato scorrevole di Antropocene Horror.
La filmografia scandagliata dal libro riguarda una marea di titoli, da classici di Cronenberg come Rabid – Sete di Sangue e Scanners passando per la saga romeriana dei morti viventi, uno su tutti Zombi. Il volume parla di classici horror a tema ambientale come Frogs e Swarm: lo sciame che uccide ma non mancano inserti inaspettati come Non aprite quella porta oppure Alien. Un occhio di riguardo è riservato poi alle produzioni non americane come i nordeuropei Moloch e Midsommar – Il villaggio dei dannati, ambedue facenti parte di una delle sezioni più interessanti del libro, quella sul folk horror, un sottogenere ad ambientazione campagnola che fece furore negli anni ’70. Il fatto che si tratti di un lavoro di compilazione non è poi un difetto. Ci sono libri finalizzati a lavorare sulle idee, a ingegnerizzarle o a crearne di nuovi e libri, non meno fondamentali, che aiutano a fare il punto della situazione analizzando le idee attraverso manifestazioni concrete importanti che in qualche modo restituiscono un riflesso nella realtà completa di analisi che rischiano talvolta di scollarsi troppo dal reale in un eccesso di astrattezza. Antropocene Horror si colloca esattamente qui: fa il punto di una lunga riflessione partendo da una giuntura concreta con l’immaginario collettivo per analizzarne, almeno in parte, l’impatto reale su un indicatore importante come quella branca della cultura pop che è il cinema horror.