Su Netflix, Drôle – Comici a Parigi di Fanny Herrero: la stand up comedy è una cosa seria

Dopo aver parlato dei capricci delle star e del lavoro dei loro agenti in 10 pour cent (Chiami il mio agente), Fanny Herrero cambia punto di vista e dall’Olimpo scende in strada, nei piccoli locali, nelle lavanderie, mettendo al centro della sua nuova serie un gruppo di sconosciuti stand-up comedian. Stiamo parlando di Drôle, dal nome del locale parigino in cui ogni sera si esibiscono questi artisti. In particolare i protagonisti sono quattro: Aïssatou (Mariama Gueye), giovane mamma che arriva al successo quando in rete diventa virale un suo sketch sul piacere prostatico che ha fatto sperimentare al compagno trasformandosi in paladina delle battaglie femministe («Hai rovesciato il patriarcato con un dito»), Nezir (Younes Boucif) che sbarca il lunario facendo il rider per le strade di Parigi e porta in scena una comicità alla Woody Allen in cui racconta soprattutto della sua vita quotidiana con il padre malato nella banlieue, Bling (Jean Siuen) che con la sorella gestisce il locale e che dopo aver conosciuto la notorietà come protagonista di un film campione di incassi, ora è in crisi di ispirazione, non fa più ridere ed è diventato cocainomane e, infine, Apolline (Elsa Guedj) di estrazione sociale elevata che nasconde alla famiglia la sua vera passione per la comicità.

 

 

Sei episodi (ognuno si aggira sui 48 minuti) in cui si assiste alla fatica di credere in un sogno (Apolline che non vuole deludere la madre bipolare che vuole per lei un futuro nel mondo dell’arte, ma anche Nezir che deve occuparsi del padre ed è tentato dall’accettare il lavoro che una cugina gli offre al Novotel di Roissy) o dei compromessi che si devono accettare una volta raggiunta la fama (Aïssatou che non si presenta allo spettacolo che l’amico Nazir sta organizzando da tre mesi nel quartiere disagiato in cui vive perché viene mandata dal suo agente alla festa per l’ultimo film di Toledano e Nadache dove, peraltro, viene scambiata per un’inserviente) o della sua aleatorietà (ancora Aïssatou rinuncia al monologo di denuncia sociale sul razzismo della polizia perché si accorge che il suo pubblico non la seguirebbe). Storie di amicizia e di amore, di sogni che permettono di scardinare il mondo («Mi hai fatto fare la mia rivoluzione», dice Apolline a Nezir) scritte con il solito acume dalla Herrero con Hervé Lassïnce e con un gruppo di veri stand-upper come Jason Brokerss, Shirley Souagnon, Fanny Ruwet, Thomas Diesel (geniale la vendetta di Nezir sull’intervistatore che adora mettere in difficoltà i suoi ospiti e che ha oltrepassato la misura usando confidenze di Nezir sull’amica Aïssatou). In un’intervista a France Inter la Herrero, già al lavoro sulla seconda stagione, ha dichiarato: «Avevo voglia di parlare degli artisti. Perché in Dix pour cent si stava dalla parte degli agenti e gli artisti erano il problema. Qui volevo vedere quali sono i problemi degli artisti perché è un tema che mi riguarda. Parlare della vocazione, parlare del posto nella società, parlare del fatto di esprimersi, di emanciparsi attraverso la parola, l’arte… è un argomento che mi piace molto». Il bisogno di prendere la parola, di esprimersi, di far ridere toccando argomenti che riguardano gli attori, ma di riflesso tutti noi è sempre un grande atto di libertà. Anche per questo Drôle è una serie da non perdere.