L’arte di Simone Massi ha inaugurato il 25° ShorTS International Film Festival di Trieste

Simone Massi

Un narratore “resistente”, fautore di una ricerca espressiva artigianale e etica che disegna (letteralmente) una via molto personale nel campo dell’animazione italiana: è Simone Massi il nome di apertura del 25° ShorTS International Film Festival e la scelta appare quanto mai coerente con il percorso di ricerca, tra i formati del corto e del lungometraggio, che anima la manifestazione triestina diretta da Maurizio Di Rienzo. All’animatore marchigiano va infatti il premio Cinema dell’Anima, assegnato nella serata inaugurale di venerdì 28 giugno al Giardino Pubblico, per esaltare un “narratore di storie eticamente proprie e territoriali quanto universali, capace di sviluppare una peculiare tecnica di disegno drammaturgico, evocativo-immaginifica eppure intimamente realistica”, come ha commentato lo stesso Di Rienzo. Nel corso di una carriera ormai trentennale, Massi si è infatti distinto per un approccio che parte da storie autentiche, alla ricerca di un realismo dell’umanità, con un’animazione che diventa trasfigurazione poetica, capace di unire economia espressiva e grande efficacia nella gestione delle emozioni. Ne è un esempio il primo dei tre corti compresi nel programma triestino, Tengo la posizione, del 2001, dove la sintesi del bianco e nero impresso a matita e carboncino è rotto da un’unica nota di colore rosso, quello della sciarpa indossata dalla figura umana che, in una descrizione circolare, apre e chiude l’opera. Un personaggio resistente, per l’appunto, da cui si parte per un viaggio in piano sequenza lungo una serie di quadri e situazioni contrappuntati dalla lettera che descrive lo stato d’animo di chi, in guerra, mantiene la sua posizione nella neve, in attesa del destino. Un’opera folgorante e malinconica. (In apertura una immagine tratta da Invelle).

 

Tengo la posizione (2001)

 
Segue Io so chi sono, del 2004, corto identitario che scava nelle origini dell’artista, raffigurate con linee nervose mentre il punto di vista si muove tra figure e luoghi che trascolorano senza soluzione di continuità le une negli altri. Ogni uomo è un mondo formato dai suoi ricordi e così, naturalmente, ogni forma ne nasconde diverse, in un gioco di scatole cinesi che in soli tre minuti racconta tante storie mentre ne insegue soltanto una. Maiali sgozzati, uccelli caduti al suolo, voli radenti tra le vie e le piazze marchigiane e il tema fondante del viaggio (la valigia è un elemento sempre in primo piano tra i tanti che il corto affastella), donano forma a un’opera sulle radici e il senso di appartenenza, visionaria pur restando estremamente concreta nella materialità del segno. Infine il più celebre Dell’ammazzare il maiale, che nel 2011 valse all’autore il David di Donatello per il miglior cortometraggio: quando viene tirato fuori dalla stalla per essere macellato, il maiale ha l’ultima occasione di vedere il mondo e la sua prospettiva intinge gli ambienti rurali in un tono funereo, espresso attraverso neri di consistenza gotica. Uomini dalla foggia imponente e spettrale si muovono esprimendo un senso del dolore aumentato dal peculiare lavoro sul sonoro, che unisce musica e versi animali in un abbraccio che attacca i sensi, fino all’insperata apertura finale. La fatica, da sempre rimarcata dall’autore nelle interviste per la realizzazione delle sue opere, composte disegno per disegno, inseguendo il proprio universo interiore, si materializza in ogni suo lavoro, in cui è evidente il conflitto tra la proiezione aerea del pensiero – tutti i corti sono come dei voli pindarici nell’immaginazione – e la caducità “terrena” del segno impresso manualmente e destinato a materializzarsi in figure con una loro pienezza, che compiono azioni di ritualità quotidiana, in una vertigine sempre coerente e mai banale.

 

Dell’ammazzare il maiale (2011)

 
A completare la proposta, il lungometraggio Invelle, in uscita nei prossimi mesi per Lucky Red e già passato alla Mostra di Venezia, con cui Massi ha un rapporto privilegiato, avendo realizzato le memorabili sigle dal 2012 al 2016. Simone Massi è solo il primo dei nomi che transitano per Trieste nei nove giorni della manifestazione, destinata a concludersi sabato 6 luglio. Dopo di lui ci sono i fratelli D’Innocenzo (premio Cinema del Presente per autori nel pieno di un percorso narrativo, estetico e tecnico), Carlotta Gamba (premio Prospettiva come giovane promessa del cinema italiano), Isabella Ragonese e Michele Riondino (premio Interpreti del Presente). Infine, per la sezione Campolungo, curata da Beatrice Fiorentino e Massimo Causo, e dedicata ai giovani autori la cui carriera si snoda in maniera equamente valida tra i formati del corto e del lungometraggio, arriverà Laura Samani, autrice del folgorante Piccolo corpo. Il tutto, all’interno di un programma generale di cortometraggi, forte di circa 120 opere internazionali, proposte attraverso 7 sezioni competitive.