Si apre con l’anteprima di La chimera di Alice Rohrwacher l’appuntamento con Filmmaker Festival, che dal 17 al 27 novembre offre il suo programma sugli schermi milanesi di Arcobaleno Film Center, Cineteca Milano Arlecchino e nello Spazio Realtà Virtuale di Anteo Palazzo del Cinema. Nove le sezioni che compongono il festival: Concorso Internazionale, Concorso Prospettive, Fuori Concorso, Fuori Formato, Filmmaker Expanded, Filmmaker Moderns, Teatro Sconfinato più i progetti di Strade perdute e “La lunga vita delle parole: scrittori, romanzi e film”, una riflessione eccentrica sul rapporto tra cinema e pagina scritta. In totale 48 titoli di cui 21 prime mondiali e 15 prime italiane. “Una mappa del tempo presente per rivolgere lo sguardo al futuro”, come suggerito dal festival per il Concorso Internazionale, in cui si incontrano giovani autori e nomi di primo piano del panorama cinematografico mondiale senza distinzioni di formato, genere o durata. Tra questi Sylvain George, vincitore della scorsa edizione con Nuit obscure – Feuillets sauvage, che completa il dittico con Nuit obscure – Au revoir ici, n’importe où, sempre calato a Melilla, frontiera tra Europa e Africa, tra i bambini che trasformano quasi in un gioco la loro lotta per la sopravvivenza; Elvis Ngabino con Le Fardeau, tra documentario e drammaturgia nella sua Repubblica Centrafricana. Deborah Stratman, Premio della Giuria a Filmmaker nel 2016 per The Illinois Parables, propone Last Things, un’indagine del nostro pianeta dal punto di vista delle pietre. Accomunati dalla scelta del 16mm nel centenario del formato sono Being in a Place-A Portrait of Margaret Tait di Luke Fowler e El Chinero, un cerro fantasma di Bani Khoshnoudi. L’archivio è il punto di partenza di Background di Khaled Abdulwahed e di Loving in Between di Jyoti Mistry. L’Italia è rappresentata da due titoli, entrambi in prima mondiale: L’albume d’oro di Samira Guadagnuolo e Tiziano Doria, una “fantasia” che nel bianco e nero in 16 mm produce il cortocircuito fra arcaico e futuribile; Banzavois in cui Lorenzo Casali racconta ascesa e caduta della fabbrica di motori Isotta Fraschini a Saronno. (In apertura una immagine di Orlando, ma biographie politique di Paul B. Preciado).
C’è poi il Concorso Prospettive, dedicato a registe e registi italiani fino ai 35 anni, per intercettare ciò che agita il cinema italiano indipendente più giovane: Dove siamo? il nuovo lavoro di Emma Onesti, /ma·tri·mò·nio/ di Gaia Siria Meloni e Buon anno di Yichun Ma. Giulio Melani vincitore del Premio della Giuria Prospettive 2022 con Racconto, torna con Falterona; Andrea Gatopoulos torna invece con Eschaton Ad. Giulia Visco Gilardi firma Tutto il mio corpo è stanco, mentre Luca Pallaro propone Equilibri involontari. Ci sono poi Api di Luca Ciriello, A Norma di Carlotta Cosmai, Pedro Pablo HdeO, Michela Zolfo, Maryam Shater, San Damiano di Gregorio Sassoli e Alejandro Cifuentes, Jaima di Francisco Pereira. Tra i Fuori Concorso delle Prospettive Z.O. di Loris G. Nese, Cortile l’esordio di Riccardo Stabilini. Il Fuori Concorso di Filmmaker propone d’altro canto nomi come Claire Simon, Paul B. Preciado, Ulrich Seidl, Monica Stambrini, Franco Maresco, Leonardo Di Costanzo, Mattia Colombo e Valentina Cicogna, Michele Rho, Stefano Savona, Bruno Bigoni col Gruppo Maelstrom.
Auto-finzione in forma di diario filmato, CHUTZPAH Qualcosa sul pudore di Monica Stambrini, film di chiusura di Filmmaker 2023, racconta il momento di passaggio di una donna, la regista stessa, dopo la fine di una relazione d’amore. Il corpo femminile nella sua dimensione politica e emotiva è il centro di Notre corps di Claire Simon, Orlando, ma biographie politique è l’esordio esordio al cinema del filosofo e attivista del pensiero queer Paul B. Preciado, Sconosciuti puri di Mattia Colombo e Valentina Cicogna. Franco Maresco torna a Filmmaker con Lovano Supreme, nel segno dell’amore per Coltrane, Ulrich Seidl presenta in anteprima italiana il suo ultimo Sparta, dark side del precedente Rimini. Leonardo Di Costanzo porta invece Procida e Welcome to Paradise, mentre Bruno Bigoni e il Gruppo Maelstrom, un collettivo di giovani filmmaker attivi a Milano, propongono La misura del coraggio.