Il film d’apertura della sezione Venezia Classici alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è Shabhaye Zayandeh – rood (The Nights of Zayandeh – rood) di Mohsen Makhmalbaf. Si tratta di un film che il regista realizzò in Iran nel 1990. All’epoca, il comitato di censura iraniano stabilì che il film andava contro lo spirito della rivoluzione iraniana e di conseguenza tagliò 37 minuti del negativo originale. Della versione mutilata fu comunque vietata in seguito qualsiasi proiezione pubblica, così come fu negata la possibilità di realizzare copie del film. Nel 2016 alcune parti del negativo originale sono state recuperate presso gli archivi del comitato di censura iraniano. La copia, restaurata dallo stesso Makhmalbaf, dura 63 minuti invece degli originali 100. Le parti mancanti sono irrimediabilmente perdute.
Mohsen Makhmalbaf ha inviato il seguente testo alla Mostra in cui racconta la vicenda legata al film:
Ho girato The Nights of Zayandeh-rood nel 1990 (26 anni fa) in Iran. Dopo aver visto il film, il comitato di censura iraniano mi chiese di tagliarne 25 minuti per ottenere il permesso per la proiezione. Mi rifiutai di accettare i loro ordini. Ciononostante il comitato stesso, ignorando la mia richiesta, tagliò quei 25 minuti dal negativo originale. Ero così distrutto e frustrato, che non potevo pensare di vedere il film col pubblico al cinema. Sarebbe stato come vedere il corpo mutilato e deturpato di una cosa vivente sullo schermo. Alla notizia della censura, accorsero in decine di migliaia per assistere alla prima del film al festival di Fajr in Iran. Il giorno della proiezione, si formarono code chilometriche fuori dal cinema. Qualcuno aveva addirittura aspettato fuori tutta la notte, dalla sera alla mattina successiva, per essere sicuro di entrare e vedere il film. A quelli che riuscirono a vederlo, il film piacque, e venne percepito anche il messaggio che stava dietro. Nella pellicola, videro l’orribile e triste futuro verso il quale li stava portando il governo islamico. Dopo il festival, il comitato di censura mi chiese di tagliare ulteriori 12 minuti del film. Un’altra volta mi rifiutai, e di nuovo il taglio venne fatto senza la mia approvazione. Così le autorità ridussero i 100 minuti originali del film in una versione di soli 63 minuti! Dopo il festival il film divenne celebre e molti ne domandarono la proiezione. Tuttavia, la linea dura dei media appartenenti allo Stato mise me e il film sotto costante attacco e accusa per sei mesi di fila! Qualcuno domandò anche la mia esecuzione. Infine venni arrestato dalla polizia segreta e, dopo lunghe ore di interrogatorio, tutto il materiale del film venne sequestrato. Da ultimo, il leader supremo iraniano volle vedere il film. Lo guardò nel suo ufficio in una proiezione privata. Poi lo accusò di essere contro gli obiettivi rivoluzionari e di rappresentare una minaccia alla sicurezza nazionale. Per questo bandì il film e diede il negativo mutilato al comitato di censura, perché fosse tenuto per sempre negli archivi. In seguito, The Nights of Zayandeh-rood non uscì mai dagli archivi per essere proiettato in alcun festival, dentro o fuori dall’Iran. Non poteva nemmeno essere proiettato al pubblico. Ventisei anni dopo (nel 2016), il negativo esistente è stato rubato e salvato dagli archivi della censura (non posso dare alcun dettaglio su come questo è stato fatto). Quando dopo ventisei anni ho visto di nuovo il film, sono rimasto sorpreso dal fatto che, nonostante le mutilazioni (quasi un terzo del film), la storia e la struttura principale rimanevano quasi indenni. Il film sembrava una cosa vivente senza arti, ma che respirava ancora, e la storia e il significato non erano perduti. Ho deciso di lavorare a Londra su ciò che avevo recuperato dei resti del negativo e della colonna sonora.
Sono riuscito a rendere il film pronto per la proiezione e l’ho inviato alla Mostra del Cinema di Venezia. Tuttavia la Mostra aveva chiuso le iscrizioni ed era pronta ad annunciare la selezione, e non potevo aspettarmi di avere alcuna chance di essere selezionato quest’anno. Tuttavia, qualche ora dopo aver spedito il film, ho ricevuto la seguente mail da Alberto Barbera, direttore della Mostra di Venezia: “Ho appena finito di vedere il tuo meraviglioso film e sono profondamente commosso! È davvero forte, audace e toccante. Sapere che il film è stato massacrato e ridotto a 63 minuti mi fa impazzire! Posso solo immaginare quanto più grande fosse la versione originale. Voglio senza alcun dubbio presentarlo a Venezia…” Dopo aver letto le parole di Alberto Barbera, ho sentito il film rinascere. Mi è tornato in mente quel giorno, così tanti anni fa, quando il leader supremo iraniano aveva mandato qualcuno da me. Il suo messaggero era un uomo del clero (Mullah) ed era lì per minacciarmi di morte. Gli ho risposto: “È facile far tacere il regista, ma è impossibile sopprimere il cinema”.