Fino al 6 gennaio 2022, nella Sala dei Cervi di Palazzo dei Pio di Carpi si può visitare la mostra Il portiere di notte. La libertà della perdizione. L’esposizione, curata da Francesca Brignoli, ideata e prodotta dal Comune di Carpi – Archivio Storico Comunale, in collaborazione con i Musei di Palazzo dei Pio di Carpi, col contributo di Fondazione Cassa Risparmio di Carpi, è dedicata a Il portiere di notte (1974) uno dei film più famosi tra quelli realizzati dalla regista carpigiana. Attraverso una serie di documenti originali, come la sceneggiatura con le annotazioni di Liliana Cavani o il bozzetto originale di Piero Tosi del famoso costume con le bretelle e il cappello di Charlotte Rampling, più di 60 fotografie di scena, materiale video, articoli di giornale provenienti dal Fondo archivistico Liliana Cavani, donato dalla regista all’Archivio storico comunale della sua città nel 2019 e oggetto nel corso degli ultimi due anni di un minuzioso lavoro di catalogazione, oltre a spezzoni del film, la rassegna getta luce sull’iniziale formazione dell’idea della pellicola, nata mentre Liliana Cavani lavorava al documentario storico La donna nella Resistenza, seguendone poi il percorso della produzione, realizzazione e distribuzione. La mostra ha anche un focus particolare sulla divisiva ricezione della pellicola sia in Italia che all’estero e sulle implicazioni generate in termini di censura.
Interpretato da Dirk Bogarde (Max), Charlotte Rampling (Lucia), Philippe Leroy (Klaus), Giuseppe Addobbati (Stumm), Amedeo Amodio (Bert), Ugo Cardea (Mario), Marino Masè (Atherton), Isa Miranda (Contessa Stein), il film è stato scritto dalla stessa Cavani e da Italo Moscati. Il portiere di notte racconta la vicenda di Max, già ufficiale delle SS addetto ai campi di sterminio, che ritrova Lucia, una ex deportata ebrea, ospite dell’albergo viennese dove l’uomo lavora come portiere di notte.Tra i due riesplode una insana passione, nata sull’onda dei ricordi degli orrori e delle abiezioni sessuali vissute nel lager. Alcuni vecchi colleghi di Max intendono eliminare Lucia, in quanto testimone pericolosa per il loro passato. L’uomo allora si rifugia con lei nel suo appartamento dove, tra risse e sfinimenti, il loro rapporto raggiunge morbosi livelli di parossismo erotico.
Per la curatrice della mostra Francesca Brignoli, la Cavani è”Una regista libera, che ha scelto sempre in piena autonomia dove mettere la macchina da presa: per scoprire e raccontare, da un punto di vista mai dogmatico, storie di uomini e donne inquieti, esploratori di sé e del mondo, cioè i protagonisti del suo cinema. Un cinema visivamente audace, profondo e complesso, fatto di corpi, di volti, di eros, di trascendenza, che si confronta con il mito, con figure, pensieri, sentimenti, accadimenti, territori emotivi e psichici assoluti.Liliana Cavani ovvero la libertà: di essere coerente, mai compiacente, di non seguire mode, non adattarsi, sottrarsi all’appartenenza, alla rendita di posizione, ma di seguire la propria curiosità e tensione intellettuale, pensando in grande, e fare un cinema originale e coraggioso, desideroso di comunicare, di partecipare alla storia culturale e civile del proprio Paese”.