Abel (Louis Garrel) e Marianne (Laetitia Casta) sono una coppia alto borghese che vive in un bell’appartamento nel centro di Parigi. Un giorno la loro vita agiata e tranquilla viene sconvolta dalla scoperta che il loro figlio Joseph, tredici anni, ha venduto tutti gli oggetti di valore appartenenti alla famiglia – scarpe, vestiti, libri, bottiglie di vino d’annata e così via – per finanziare un imponente progetto di salvataggio del Pianeta Terra il cui scopo è quello di portare l’acqua nel continente africano pompandola direttamente dal mare in laghi artificiali. Come Joseph, tanti altri ragazzini si stanno mobilitando nel resto del mondo per lo stesso progetto in piena autonomia, in un ribaltamento di prospettiva per cui i bambini sono i veri adulti – parlano, agiscono, vivono come dovrebbero fare loro – e gli adulti si comportano come bambini capricciosi. Così ha inizio La Crociata, terzo film dell’attore e regista Louis Garrel e scritto a quattro mani con il maestro Jean-Claude Carrière, da poco scomparso e alla cui memoria il film è dedicato; l’idea alla base, quella di un gruppo di bambini interessati all’ecologia decisi a salvare il pianeta, era infatti nata proprio dall’immaginazione di Carrière già prima che il fenomeno Greta Thunberg si espandesse; pochi mesi dopo, tutto il mondo si mobilitava per i Global Strikes, che vedevano coinvolte in prima linea le giovani generazioni. Se dapprima il progetto di una tale sceneggiatura era apparso poco convincente a detta dello stesso Garrel, dopo questi avvenimenti aveva assunto quasi un carattere profetico, tanto da convincere il regista a riprendere in mano il progetto e cominciare a girare.
A metà strada tra commedia per famiglie, favola e film d’infanzia, La Crociata può contare su una brillante ed efficace scena di apertura in cui i due genitori si scoprono defraudati dal loro stesso figlio e che potrebbe costituire un perfetto cortometraggio dai tempi rapidi e dall’azione incalzante (è il momento più divertente e riuscito dell’intero film e anche l’unico che riesce a mantenere quel giusto equilibrio tra assurdità e concretezza della vicenda). Le buone premesse iniziali però sfumano ben presto in un’accozzaglia di situazioni surreali e slegate fra loro, dove anche la natura del film stesso si “inquina” della presenza sempre più frequente dei personaggi di Garrel e Casta, che apportano alla storia i loro vezzi da società borghese. Il film si apre alla didascalia, perde quella disinvoltura fanciullesca della parte iniziale e anche il progetto di natura ecologica che inizialmente, seppur folle, non risultava irrealizzabile, diventa inconsistente e confuso, mentre tutta la narrazione vira improvvisamente verso un finale frettoloso, che ha il sapore di un miraggio. Se certamente lo scopo del progetto non è quello di offrire una soluzione concreta e attuabile al problema climatico, ma quello di consegnare attraverso l’umorismo e la leggerezza uno spunto di riflessione su un tema cruciale e urgente soprattutto al mondo degli adulti, La Crociata risulta, nonostante i nobili presupposti, un film fiacco e di piccola statura anche solo per lasciare un segno nella memoria.