In un’edizione della Settimana della Critica veneziana che ha per locandina un suggestivo artwork di Carmine Di Giandomenico, non stupisce l’apertura affidata a un altro grande artista italiano del fumetto, Bepi Vigna, sceneggiatore per la Sergio Bonelli Editore e celebre creatore di Nathan Never insieme ai colleghi Antonio Serra e Michele Medda. L’occasione per questa incursione (comunque non isolata) dello sceneggiatore sardo dietro la macchina da presa è favorita dalla sua graphic novel Nausicaa, uscita nel 2011 per i tipi di Pavesio: una reinvenzione dell’Odissea omerica, raccontata dal punto di vista dell’omonima principessa dei Feaci, figlia del sovrano Alcinoo, i cui tormenti per l’eroico Ulisse sono resi dal tratto pittorico di Andrea Serio. La trasposizione assume la forma di un breve “film disegnato”, lontano dalle suggestioni del motion-comic vero e proprio, per non disperdere la forza evocativa dei disegni di Serio: quindi pochi movimenti della mdp per lasciar trionfare l’esperienza immersiva negli scenari dipinti, esaltando più la profondità dell’azione che i movimenti lungo le direttrici laterali (panoramiche e carrellate sono praticamente assenti). L’effetto è quello di un’opera che restituisce il piacere del seguire la narrazione quasi si stesse sfogliando l’opera cartacea, mentre il lavoro sul sonoro e sulle voci sottolinea la caratura più cinematografica e affabulatoria dell’esperienza.
La nuova prospettiva adottata da Vigna si inserisce in un più generale quadro fatto di dualismi, dove Nausicaa ha orrore della barbarie eppure ama l’eroe consegnato dalla guerra. Ulisse/Odisseo a sua volta è astuto ma vile, simbolo di un’imperfezione puramente umana, ma anche archetipo desiderato: forse, infatti, l’eroe non è altri che egli stesso un’invenzione dei suoi e nostri sogni, delle fantasie che proiettiamo nel Mito attraverso i nostri desideri. Il che rimarca la predilezione dell’autore per narrazioni metatestuali, per la sperimentazione dei registri più diversi, anche laddove sembra superficialmente adeguarsi ai canoni della narrazione tradizionale – anche in Nathan Never, dopotutto, non sono mancate sue ibridazioni con il fantasy e la mitologia. In questo senso, Nausicaa – L’altra Odissea diventa effettivamente altro dal racconto omerico, ma, allo stesso tempo, risulta una delle sue più genuine trasposizioni, capace di condurre lo spettatore nei ricordi del poema omerico, proponendone una rilettura audace. La prospettiva demistifica, ma allo stesso tempo rafforza la natura avvolgente del Mito, la nostra impossibilità a resistere alla sua forza evocativa, esaltando un certo senso del meraviglioso tipico di queste grandi narrazioni. Inoltre, nel prediligere il momento dell’incontro fra Odisseo e Nausicaa (che nel Mito è metafora dell’ospitalità), il film scrive un nuovo tassello del percorso autoriale di Vigna, da sempre orientato all’incontro fra culture e punti di vista, nonché all’esplorazione del femminile come prospettiva privilegiata per inquadrare il mondo. L’incontro tra fumetto e animazione si pone nella stessa scia e ribadisce le potenzialità più profonde della moderna crossmedialità, quando è sganciata da semplici lusinghe industriali ed è guidata invece da un genuino istinto autoriale.