Non un documentario e nemmeno una fiction. Piuttosto un innesto tra le due forme, un lavoro a metà strada, un ibrido. Questo è quello che Davide Ferrario propone in Sexxx, distribuito in 22 sale il 4 e 5 luglio dopo il passaggio all’ultimo Festival di Torino (dove è stato presentato in Festa mobile e dove ha destato l’interesse di Madonna, in città per tre date del suo Rebel Heart Tour, che ha visto il film in forma privata e lo ha apprezzato) e al Moscow International Film Festival, che si è appena concluso. All’origine c’è lo spettacolo omonimo dell’eclettico Matteo Levaggi – fino al 2014 coreografo residente del Balletto Teatro di Torino – in scena alla Lavanderia a Vapore di Collegno nel 2013 che folgora come un colpo di fulmine il regista di Guardami. L’idea di partenza di Levaggi era di realizzare «una sorta di istantanea sul contemporaneo e sul corpo abusato del ballerino che sempre di più, è alla ricerca della tecnica e della potenza fisica, rischiando di creare un ideale di perfezione sempre più lontano dal trasmettere emozioni». Da qui la scelta di usare tre x all’interno della parola Sex, per esprimere l’esasperazione di questo tipo di ricerca. Oltre ovviamente a giocare cone le tre x che indicano il materiale pornografico.
Ferrario fa partire un crowfunding per realizzare il film, in sessanta giorni di campagna raggiunge l’obiettivo raccogliendo 15.000 euro e coproducendo con la sua Rossofuoco e con il supporto di Film Commission Torino e Lombardia Film Commission. Chiede, quindi, ai ballerini (Kristin Furnes Bjekestrand, Manuela Maugeri, Viola Scaglioni, Denis Bruno, Marco De Alteri, Vito Pansini) di diventare attori, riproponendo non il balletto nella sua integralità, ma frammenti che decide di riprendere posizionando la macchina da presa al centro della scena, facendola diventare protagonista e non semplice mezzo con cui filmare da angolazioni differenti, in modo da priviliegiare il movimento e permettere così allo spettatore di stare dove normalmente non è possibile quando si va a teatro, ovvero sul palco. Un’opera di reinvenzione (anche con l’introduzione di brani musicali che spaziano da David Bowie a Ultravox, passando per Giorgio Canali, The Longcut, Ooioo e Massimo Zamboni, mentre la musica originale per il balletto è di Bruno Raco) e di destrutturazione incentrata sul corpo (si parte con una carrellata sui nudi di Palma il Vecchio, Tintoretto…), il sesso, i limiti e le pulsioni, in cui la danza viene interrotta da alcune divagazioni sul tema, che si possono identificare con i luoghi in cui il corpo è ancora una volta al centro: il locale a luci rosse, il set porno, l’interno di una casa con la coppia protagonista di un cortometraggio in bianco e nero. Un percorso o meglio, come la definisce lo stesso Ferrario «una ricognizione visuale sulla messa in scena del corpo nudo», che parte dalla staticità dei corpi sulla tela per approdare alle rughe dei corpi invecchiati, diventati a loro volta opere d’arte. In mezzo c’è la vita.