Torino 38 – Bivio, trivio, crocevia – Hochwald, di Evi Romen

Diretto dall’esordiente Evi Romen, Hochwald è un film basato sul concetto del confine e del suo superamento. Questo è il comune denominatore delle numerose parentesi tematiche che si intrecciano lungo la storia raccontata. Siamo in un paese del Sud Tirolo e il giovane Mario, un tossicodipendente che si procura da vivere lavorando in un hotel e una macelleria, sogna di diventare un ballerino. Un giorno, a Roma, viene coinvolto in un attentato terroristico per mano di estremisti islamici al quale riesce fortunatamente a sopravvivere. La sua vita cambierà radicalmente, così come le sue convinzioni. Tantissimi, forse troppi, sono i confini simbolici sui quali lavora la regista e che il suo protagonista sarà sfidato a valicare. C’è un Mario lavoratore e un Mario ballerino; c’è un paesino sperduto sulle montagne e una “civiltà” alla base della funivia che lo raggiunge; ci sono la religione cristiana e quella islamica; c’è un sogno e c’è la realtà; ci sono l’eterosessualità e l’omosessualità; la lingua italiana e quella tedesca; c’è la vita e c’è la morte. In questo continuo andirivieni, in questa costante e spaesata indecisione si racchiude tutto il vuoto esistenziale che permea il film.

 

 

Hochwald è un lavoro privo di baricentro, confuso, sbandato e zoppicante. Proprio come il percorso di Mario, in balia degli eventi, in balia di sé stesso. Evi Romen si lascia ispirare da Dolan (sia per confezione che narrazione) e non sempre riesce a centrare il bersaglio. Il film dimostra i problemi maggiori soprattutto da un punto di vista strutturale. Sembra infatti di assistere a una serie di episodi invece che un racconto omogeneo e compatto. Le situazioni si accumulano ma il disegno unitario viene sempre meno. La regista, forte di una lunga esperienza come montatrice per la televisione, cerca quell’estetica più piatta e malleabile perdendo un po’ la visione d’insieme di un progetto nato per il grande schermo. Manca un po’ di respiro, manca un po’ di coraggio. Eppure, è innegabile che siano le medesime lacune di cui soffre il giovane protagonista. Risulta perciò difficile stabilire se siano un effettivo problema del progetto o una caratteristica ricercata. Di nuovo un bivio, di nuovo un confine labile da scavalcare.