Nei ruoli contemporanei Keira Knightley aggiunge un’ulteriore leggerezza, sensualità, curiosità interpretativa. Elementi già ben evidenti nei film in costume (d’epoca ottocentesca o della prima metà del Novecento) che, insieme alla saga dei Pirati dei Caraibi (ambientazione temporale ‘a sé’, dove Knightley agisce il suo corpo nel segno di una flagrante silhouette fashion), l’hanno resa celebre (dentro questo “genere” un posto a parte spetta a A Dangerous Method di David Cronenberg che sa come togliere a una storia e alle immagini la patina del passato). La trentacinquenne attrice inglese è una delle migliori interpreti del cinema d’oggi, e il cinema (come Kristen Stewart, altra stella splendente della cinematografia internazionale) lo ha respirato fin da piccola, figlia di un attore e di un’attrice. Esempio perfetto della naturalezza che esprime nei film ambientati nel tempo presente è Tutto può cambiare (Begin Again), del 2013. Knightley aveva da poco smesso i panni di Anna Karenina nell’omonimo lungometraggio (parecchio deludente, non per causa sua) girato un anno prima per la regia di Joe Wright (con cui aveva già recitato in altri due film in costume, Orgoglio e pregiudizio e Espiazione) per indossare quelli di una giovane donna, Gretta, cantautrice talentuosa in cerca di affermazione arrivata a New York con il fidanzato Dave, cantautore invece sull’orlo del successo ingaggiato da un’importante casa discografica (è Adam Levine, voce e chitarra della band pop rock Maroon 5, al suo esordio al cinema). Via gli abiti sontuosi ma che intrappolano il corpo. Al loro posto, jeans e maglie comode, una borsa a tracolla e una chitarra. E quel volto aperto alla scoperta, luminoso nell’esprimere gioia e sofferenza, tormenti sentimentali e un entusiasmo contagioso nell’avanzare verso la realizzazione del suo sogno musicale.
Un personaggio che ne evoca altri contemporanei della sua filmografia e che abitano film affascinanti (purtroppo meno fortunati al box office): in particolare quello di Last Night (2010, diretto da Massy Tadjedin), donna sposata che ritrova il suo antico amore, ma senza dimenticare un gioiello come Cercasi amore per la fine del mondo (brutto titolo italiano rispetto all’originale Seeking a Friend for the End of the World, del 2012, di Lorene Scafaria), con il personaggio di Keira Knightley che ama i vinili e si avventura in un viaggio con il vicino di casa mentre un asteroide sta per abbattersi sulla Terra, e l’inedito nelle sale italiane Laggies (2014), commedia piena di stupore firmata da Lynn Shelton. Commedie romantiche, e molto di più, che hanno in Keira Knightley l’interprete ideale. E spesso la musica come elemento ricorrente. Diretto dall’irlandese John Carney, ex musicista, Tutto può cambiare è un viaggio intimo alla scoperta di un luogo, New York, e di personaggi che lo vivono e attraversano con l’intensità di una prima volta. Con Gretta c’è Dan (Mark Ruffalo, bravissimo), discografico in crisi lavorativa e familiare. È lui a scoprirla in un bar sentendola cantare, una sera, e a proporle di fare un disco insieme da registrare interamente per le strade della metropoli. Tutto può cambiare inizia e finisce nella notte, si immerge in essa, filma e accompagna i personaggi verso nuove esperienze, ma accennandole, lasciandole sospese, scrutando le instabilità e le fragilità, i disagi e i conflitti interiori di figure femminili e maschili che solo l’incontro inatteso può cercare di ri-modulare. Tutto può cambiare è un film di affinità, di alchimie, di relazioni infrante e di possibili, impensati riavvicinamenti. Ci sono Gretta e Dave, Dan, la moglie e la loro figlia adolescente. Carney lavora sulle sfumature, i piccoli gesti portatori di verità in un film dove, come le vite narrate, anche il tempo è sospeso. E dove gli angoli di una New York non turistica accolgono, e viceversa, le note e le parole della band e di Gretta (Keira Knightley canta i brani e suona, fin dall’incipit nel locale) mentre registrano le canzoni. Carney usa inoltre con intelligenza e senza pesantezza sia il dispositivo del racconto di una scena ripresa da più punti di vista sia la presenza di computer e cellulari, come se si trattasse di superfici rispecchianti il labirinto dei sentimenti in un film che in origine si sarebbe dovuto intitolare Can a Song Save Your Life? Ovvero, musica e canzoni in un’opera che è, infine, un musical on the road che non si smetterebbe di ri-vedere e ri-ascoltare (colonna sonora disponibile in cd).
Il film è disponibile in streaming su Rakuten tv, Chili, iTunes, Infinity.