Tracey Thorn, foto di Edward Bishop
Tracey Thorn © Edward Bishop

La mia amica rock ’n’ roll: Tracey Thorn riscrive la biografia di Lindy Morrison

In tutte le donne c’è qualcosa in rivolta che non si esprime.
Agnès Varda

Lindy, fin dal primo momento che si siede a una batteria, è consapevole del fatto che è una cosa trasgressiva. Tiene le gambe divaricate, come un qualche tizio appisolato su un treno, e prende subito più spazio, invade quello degli altri, accampa i suoi diritti. È indiscreta e immodesta. […] Quando inizia a percuotere le pelli, fa più rumore di chiunque altro nella stanza. Non è molto elegante, questo rumore che fa. Ed è lei che comanda, a prescindere da quello che pensano il chitarrista o il cantante. È lei che dà il quattro per far partire la canzone e impostare il tempo. Il resto del gruppo si attiene al suo tempo, si muove al suo ritmo.
Se lei accelera o rallenta, loro devono starle dietro.
Tracey Thorn

 

Ispirazione e traspirazione. Australia e Inghilterra. Voce e batteria. Ascolto ed egocentrismo. Operazione letteraria difficilmente riconducibile alle classiche biografie artistiche o alle spesso pompose e idealizzanti raccolte di memorie, La mia amica rock ’n’ roll (Jimenez Edizioni, traduzione di Gianluca Testani, pp. 232, euro 19) è il quarto libro di Tracey Thorn (a tutti gli editori italiani: quando recuperiamo i suoi libri precedenti, Bedsit Disco Queen, Naked at the Albert Hall, Another Planet?). Ossia la metà, col marito Ben Watt, del duo Everything But the Girl, attivo dall’82. La sua rubrica per il settimanale britannico “New Statesman” è nota ai lettori di “Internazionale”, che l’ha tradotta fino allo scorso aprile. Thorn ha uno stile e un lessico chiaro, diretto, franco (mai superficiale), sia che parli di un audiolibro su Mike Nichols, di un film o di una mostra, o dei cambiamenti che intervengono nella vita di una ex ragazza post punk non conforme ed ex regina del dancefloor. La sua. Infatti gli Everything But the Girl non incidono più dal 2000, Thorn e Watt hanno avuto tre figli, Thorn ha intrapreso una carriera da solista, inciso quattro album, diversi singoli, una colonna sonora, e da tempo, appunto, affianca alla musica l’attività di scrittura. Anche in La mia amica rock ’n’ roll tratta di sé, della sua affermazione come musicista ed evoluzione come persona. Ma stavolta la protagonista dell’azione è Lindy Morrison, batterista che si unì nell’80 ai The Go-Betweens, gruppo australiano formato da Robert Forster e Grant McLennan nel ’77 a Brisbane e nell’82 volato a Londra come altri in cerca di spazio e notorietà. In cerca di un rossetto, Lindy Morrison irrompe nel camerino del Lyceum Theatre di Londra. È il 1983 e Tracey Thorn, allora ventenne, si trova in quel backstage, come lei, per suonare, ma è molto più ingenua e pudica. E da quell’istante la riconosce e identifica come la donna che vorrebbe essere: disinvolta, assertiva, anticonformista (in apertura foto di Edward Bishop).

 

Ben Watt e Tracey Thorn, photo © Colin Gray, 1984

 

Bionda, alta, vestita di lurex, Morrison in quel momento ha 31 anni, undici in più di Thorne. È lei la più grande e navigata del gruppo. In Australia ha fatto parte di compagnie teatrali, suonato in punk band femminili, protestato contro la polizia, vissuto in comuni (anche con lo scrittore e sceneggiatore Gerard Lee e con un ancora ignoto Geoffrey Rush), fatto attivismo per i diritti degli aborigeni. Per mesi ha girato il mondo in autostop con un’amica, da Singapore a Fez, e sarà l’unica a trovarsi un lavoro nella casa londinese in cui metterà a tavola anche uno strafatto Nick Cave. Ha una relazione con Robert Forster ma a confronto con lei, i compagni di gruppo sono due “imbranati”. Con il physique du rôle da rocker e la tipica spavalderia e informalità down under, Morrison allora si muove con molta più sicurezza di Thorn in un ambiente (non solo quello degli addetti ai lavori, ma anche il giornalismo musicale) che dovrebbe essere alternativo ma che per le donne che ci lavorano è ancora conservatore e sessista. Non è un caso che il primo capitolo del libro sia praticamente una sceneggiatura desunta (che Thorn infioretta di note) di un’intervista tv alla ABC a Sydney nell’88. Qui il conduttore Andrew Denton si rivolge a Lindy, in quanto donna del gruppo e fidanzata del cantante, come l’aliena, l’intrusa, il gorilla albino nella stanza (un trattamento già noto e descritto da Thorn anche in questo articolo per Internazionale).

 

Lindy Morrison e Robert Forster, 1988
Lindy Morrison e Robert Forster “intervistati” dalla ABC a Sydney, 1988

 

Tra le due nasce una grande amicizia, fatta nei primi anni di frequentazioni assidue, viaggi, concerti, conversazioni intime e di libri, in cucina, tra bottiglie di vodka prima di cena, come dice anche Blue Moon Rose, dedicata nell’88 da Tracey a Lindy. La timida, tranquilla ragazza di provincia e la sfrontata, rumorosa donna di mondo hanno caratteri opposti eppure l’una nell’altra cercano ispirazione e sostegno. Sono alla ricerca di altre donne a cui guardare. Perché attorno a loro non ce ne sono molte. Vive, s’intende. La loro conversazione resterà viva anche a distanza, grazie anche alle lettere che si scriveranno. Molte lettere, che parlano di “femminismo, amore e arte”.  Ricordare qui l’ingresso nel gruppo di Robert Vickers e Amanda Brown, il colpo di teatro con il quale nell’89 i The Go-Betweens si sciolsero e come il legame tra le due sia sopravvissuto a quella rottura e a molti altri cambiamenti rovinerebbe il piacere di una scrittura che si muove con ritmo gentile e implacabile e di una trama che scorre agilmente avanti e indietro nel tempo. Di una voce limpida, che contiene, capisce e illumina quell’altra e, come in una camera di riverberazione, moltissime altre. Limitiamoci a dire che puntuale arriverà il recupero critico della “band più sottovalutata della storia del rock” (a cui la Rough Trade aveva preferito i The Smiths), un libro che Forster dedica a McLennan, scomparso nel 2006 (Grant & io, sempre pubblicato da Jimenez) e soprattutto un documentario, The Go-Betweens: Right Here. Dopo aver visto arrivare tutto questo, Thorn, che conosce il contributo che l’amica ha dato al gruppo e sa che è stata lei, con la sua energia naturale, a trasformare Forster e McLennan “da cantautori a una band”, ritiene che la sua storia sia stata messa da parte, in ombra. Lasciata “fuori campo”, per riprendere l’immagine della grammatica cinematografica con cui Daniela Brogi, nel suo brillante Lo spazio delle donne, ha identificato e descritto il sistematico, storico meccanismo di cancellazione o oscuramento delle biografie femminili. 

 

Lindy Morrison e Tracey Thorn, Londra, 1987. Courtesy of Tracey Thorn

 

Thorn quindi chiede all’amica il permesso di poterla riscrivere, immergendosi negli archivi personali e in quelli video e delle riviste musicali dell’epoca. Con grande dimostrazione di fiducia, Morrison le affida anche le lettere che scriveva a sé stessa adolescente. Thorn le chiede anche una specie di assoluzione, di lasciapassare, per aver preso la parola per lei. In intro e outro, proprio come in un disco. Perché La mia amica rock ’n’ roll è tutto tranne una biografia su commissione. È la storia della loro amicizia in un ambiente ostile, raccontata dal punto di vista della più silenziosa delle due, che con questo libro “ripara” il proprio iniziale complesso di inferiorità. L’ammirazione giovanile di Thorn per Morrison infatti si arricchisce e si trasforma pagina dopo pagina in un ribaltamento di ruoli, in una comprensione sempre più profonda, completa. Una specie di dialogo che rimette in circolo, con sincerità non convenzionale, il confronto tra il loro sé da ragazze e quello attuale e il rapporto con gli uomini che Lindy ha amato e desiderato. Più ancora, l’accusa generale verso Lindy di essere “troppo” (rumorosa, colorita, scherzosa, aggressiva… aggiungere aggettivi a piacere). Ciò che si ritiene “da donne” o “da uomini”, nel rock. Suonare la batteria, quando loro si incontrano, non è considerato una cosa da donne. Così come (a lungo non lo è stato) il giornalismo musicale. 

 

Go-Betweens, Maxwells, New Year’s Eve, 1983/84, NJ © Laura Levine

 

Tra i fan dei The Go-Betweens c’è anche lo scrittore Jonathan Lethem, che nel libro ricorda un memorabile post concerto con una Morrison sopra le righe. “C’è qualcosa che mi è sempre piaciuto del rifiuto dei Led Zeppelin di continuare a esistere anche solo un minuto dopo la morte di John Bonham. E sentivo il contrario riguardo agli Who, che avevano tradito il loro pubblico andando avanti senza Keith Moon… Insomma, i songwriter vanno e vengono, ma il batterista è la band”. Verissimo. Eppure basta guardare il video di Spring Rain per rendersi conto di come sia sempre lei, che detta il tempo, a guardare gli altri, e non il contrario, come dovrebbe essere. Per capire quanto è felice di suonare, come nella collaborazione con Alex the Astronaut. In un’intervista, a proposito di batteristi, Morrison dichiarò “sono una grande razza e capiscono quali egocentrici bastardi siano i songwriter. Capiscono anche gli strumenti di tutti gli altri, ma nessuno capisce il loro”. 

 

 

La mia amica rock ’n’ roll è un libro che farebbe bene a tutti leggere. A chi segue la musica e a chi no, a chi ha tutti i dischi dei The Go Betweens e/o degli Everything But the Girl, a chi si ricorda appena le loro canzoni e a chi non li ha sentiti mai nominare. Non è necessario essere critici musicali né loro fan, per apprezzare la ventata liberatoria e iconoclasta di questo rispecchiamento femminista. Generosa manifestazione di amicizia, quindi a suo modo gesto politico. Narrazione che cerca di ristabilire una verità, di riposizionarla sulla mappa, aprendo all’autocritica e alle contraddizioni. Sintesi cadenzata, parte autofiction, parte romanzo epistolare, che non esclude anzi invita all’identificazione ogni tipo di lettore. A coglierne il tempo, a seguirlo, anche quando è “troppo” o nessun altro lo capisce. Se siete arrivati fin qui, fidatevi: Thorne ha una scrittura appassionata e intelligente, illuminante e spassosa: lo si capisce dalle prime righe, quando ci porta con loro due, senza costume, tra pappagalli che svolazzano nella piscina di una SPA di Londra. Fare la conoscenza di queste due “uniche donne nella band” sarà sorprendente e taumaturgico.

@raffagiancri

 

Tracey Thorn e Lindy Morrison, foto Instagram courtesy Tracey Thorn
Tracey Thorn e Lindy Morrison, Londra 2022, @traceythorn Instagram