Secondo alcune fonti come Fumettologica la premessa che porta alla pubblicazione di Zardo (Sergio Bonelli Editore, pag.64, euro 19), il fumetto di Tiziano Sclavi disegnato da Emiliano Mammuccari, potrebbe essere un tantino romanzata. In effetti il ritrovamento di una vecchia sceneggiatura, adattamento del romanzo Nero., che già nei primi anni ’90 era diventato un film di Giancarlo Soldi con Sergio Castellitto, Chiara Caselli, Hugo Pratt, potrebbe suonare vagamente rocambolesca, non di meno la notizia del ritorno di Sclavi al fumetto è sempre una notizia, generalmente una di quelle positive. Zardo racconta l’avventura frenetica e febbrile di due amanti, Federico e Francesca, alle prese con un cadavere da occultare e con tutta una serie di situazioni più o meno surreali che capitano in rapida successione, la più grave di tutte il ricatto da parte di un investigatore privato senza scrupoli. Una cosa è certa: Sclavi è una voce sempreverde sulla scena del fumetto italiano, anche in Bonelli, una casa editrice che negli ultimi anni tende a reinventarsi con coraggio, sperimentando nel solco della tradizione. E si vede anche in questo caso, con un autore normalmente associato al formato classico da edicola che sperimenta un formato diverso, mirato a un pubblico trasversale che comprende i frequentatori delle librerie.
Zardo è un noir che gioca ad accumulare situazioni assurde una via l’altra con un ritmo rapido e febbrile, con un effetto straniante che cattura e disorienta al tempo stesso. In poche pagine Sclavi proietta il lettore in una situazione che vede sfaldarsi i contorni del reale in favore di un limbo dove non capisci se quello che ti sta succedendo è vero o no, ma in ogni caso le spiegazioni stanno a zero o quasi e la storia si vive parzialmente al di fuori dei contorni del razionale. Ai disegni, Mammuccari funziona anche se ci si poteva aspettare qualcun altro, visto il tono della sceneggiatura. Buona la regia, regge il ritmo ma c’è qualcosa di cartoonesco nei volti e molto pulito nell’insieme fa un pendant inconsueto con i testi morbosi e adrenalinici di Sclavi. Non che Mammuccari disegni male, anzi, semplicemente l’abbinamento è inaspettato. Forse un Corrado Roi, in una fase particolarmente ispirata della sua carriera, sarebbe stato la prima scelta di chi scrive. Nell’insieme Zardo funziona. Il ritorno di Tiziano Sclavi è godibile, e fa venir voglia di riprendere in mano il film e il romanzo che lo hanno ispirato anche solo per il gusto di un confronto nostalgico.