Man from Tokyo – Verso le olimpiadi

Fino a qui tutto bene. Anche se con un anno di ritardo. L’esito dei due tamponi molecolari richiesti per potersi imbarcare alla volta di Tokyo è negativo. Il Freccia Rossa è partito puntuale poco prima delle 9 da Brescia e il distanziamento rende ancora più comodo il viaggio e lo scrivere. Poco dopo le 17 decolleremo da Fiumicino alla volta di Haneda (13 ore circa di volo, cui bisognerà aggiungere le 7 della differenza di fuso orario) e li inizierà la trafila dei controlli quotidiani, almeno per i primi quattro giorni.

 

Il Nippon Budokan dove si svolgeranno le competizioni di judo e karate

 

Calcare il suolo del Giappone sarà comunque un successo, dopo un anno e mezzo di pandemia, un rinvio che non ha precedenti, una nazione che guarda con sospetto se non proprio con fastidio ai Giochi. Le prime gare si sono effettuate martedì 20, anche se la cerimonia inaugurale è in programma il 23, ma il softball ha fretta, dovendo assegnare le medaglia il 27, per poi cedere il diamante al baseball. È un torneo ridotto all’osso, con appena sei nazionali in lizza, roba da fase finale degli Europei di calcio del ’68 (appena quattro) ma è soltanto una delle tante stranezze delle Olimpiadi. Per dirne un’altra, le competizioni a squadre (calcio, basket, volley, pallanuoto, pallamano, rugby e hockey, oltre alle due di cui abbiamo detto, cui vanno aggiunte le mini formazioni del beach volley e del basket 3 contro 3) hanno formule diverse anche a parità di qualificate. E qui ci fermiamo, non prima di aver fornito una spiegazione.

 

Man from Tokyo é una citazione di Woman from Tokyo, i cui primi versi dicono “Fly into the rising sun, faces smiling everyone”. Si tratta del pezzo più fortunato di Who Do We Think We Are, album dei Deep Purple pubblicato nel ’73, pochi mesi dopo il trionfo del doppio live Made in Japan, registrato il precedente agosto tra Osaka e il Budokan di Tokyo, tempio del judo costruito per i Giochi del ’64, che negli anni ha ospitato concerti indimenticabili, come quelli dei Beatles nel ’66 e di Bob Dylan nel ’78.

 

 

Fino a qui tutto bene e non sono nemmeno preoccupato per l’atterraggio…