Fino al 19 aprile, il Laboratorio urbano aperto all’ex Centrale AEM di Modena ospita l’iniziativa, a cura di Fausto Ferri, promossa dal Comune di Modena in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Fondazione Modena Arti Visive – Galleria Civica e Laboratorio Aperto di Modena, che presenta l’imponente struttura progettata dal geniale architetto milanese, realizzata nel 1983 nell’ambito della mostra Aldo Rossi, opere recenti, allestita alla Palazzina dei Giardini. L’opera “effimera”, l’unica di cui si ha notizia, ancora conservata, viene esposta, con l’allestimento di Giorgio Tavernari, negli spazi di viale Buon Pastore 43, dopo un intervento di manutenzione. In occasione della mostra del 1983, che presentava una selezione di disegni, oli e acquarelli riguardanti il concorso per il Nuovo Cimitero di San Cataldo di Modena, vinto da Aldo Rossi e Gianni Braghieri nel 1971, prese corpo, all’interno della cupola seicentesca della Palazzina, una costruzione alta sette metri, realizzata per volontà dello stesso Aldo Rossi in legname da cantiere dipinto, che potesse restituire in modo chiaro il significato della sua architettura. Accanto alla Macchina Modenese si può ammirare la gigantografia del disegno che servì per impostarne la costruzione. In apertura Olivo Barbieri, Aldo Rossi, La Macchina Modenese, 2019.
La Macchina Modenese di Aldo Rossi si costituisce come una somma di elementi sovrapposti che attingono alla storia dell’architettura rivisitata da Rossi e alla memoria dei suoi progetti precedenti. “Nella planimetria – afferma l’architetto Gianni Braghieri nel testo introduttivo alla rassegna – si rileggono le tipologie a corte delle scuole di Fagnano Olona e Broni. La corte delle scuole diventa il grande edificio cubico scoperchiato che riprende e unisce i singoli setti che, in diversa e progressiva altezza e lunghezza, sono l’elemento centrale del nuovo cimitero di Modena. Alla fine della successione di questi elementi, una torre telescopica sostituisce il tronco di cono della ciminiera e diventa un omaggio alle pitture metafisiche delle piazze d’Italia di Giorgio de Chirico”. Per l’occasione, Olivo Barbieri ha realizzato un reportage fotografico sulla Macchina Modenese, nel quale si evidenzia tutto il senso del modo di progettare l’architettura da parte di Aldo Rossi. Olivo Barbieri, isolando la “Macchina” dal contesto, ne restituisce plasticamente la valenza di tavole architettoniche attraverso la serie di immagini che la avvolgono e la attraversano. “Una costruzione di queste proporzioni – sostiene Olivo Barbieri – sembra esistere per essere osservata, studiata. Anche se però è lei che ci guarda, pone delle domande, interroga”.