Saggio e meditazione per immagini, Heart of a Dog (dal 31-8 su MUBI) è un sincero racconto personale che esplora i temi dell’amore, della morte e del linguaggio. La voce della regista ci accompagna costantementee ci fa scoprire le storie del suo cane Lolabelle, di sua madre, le fantasie dell’infanzia, le teorie filosofiche e politiche. Il linguaggio visivo spazia tra animazione, film a 8mm dell’artista da bambina, immagini sperimentali e grafica in movimento. La musica, firmata dalla regista, percorre tutto il film con brani per violino solista, quartetti, canzoni ed ambient.
Un film sull’amore
Arte, anni fa, mi aveva chiesto di lavorare a un film personale, che mi raccontasse. Del resto io da sempre abbino storie, immagini, musica. Ci ho lavorato molto tempo. C’è la mia vita: la mia famiglia ieri e oggi, le case in cui sono cresciuta e la New York dove vivo oggi, c’è la mia Lolabelle e c’è Lou. Che compare anche in una scena, vestito da medico: è stato bello poter entrare in un ospedale, di notte, fingerci un’équipe medica e girare le nostre scene senza sapere nulla di medicina. Fare cinema è divertentissimo. Trent’anni dopo la mia prima volta, ci sono tornata. Turn Out the Light è la colonna sonora giusta, perché questo è un film sull’amore e quella canzone lo definisce perfettamente. Non è nostalgia, la mia, però. Come si dice nel film: “La vita la capisci guardando indietro, ma la vivi fissando lo sguardo davanti a te”. La domanda del film è: cosa sono le storie? Mi hanno influenzato i filosofi che cito (Wittgenstein, Kirkegaard) e poi David Foster Wallace uno scrittore che adoro, il suo pensiero: “ogni storia d’amore è una storia di fantasmi” è stato la mia guida. Personalmente mi sento una narratrice. Fare questo film mi ha permesso di tradurre la mia opera in una forma che non avevo mai utilizzato. Benché io abbia spesso usato immagini su schermi multipli in performance multimediali, questa è la prima volta in cui cerco di collegare le storie in un film narrativo a struttura libera, ricorrendo a immagini e animazione per completare le frasi.
Il linguaggio è inadeguato
Ho deciso di raccontare anche la morte di mia madre. Era una donna elegante e formale, anche sul letto di morte. Lei aspettava che i miei fratelli arrivassero al suo capezzale e io la guardavo e mi sembrava che da un momento all’altro avrebbe preso in mano un microfono per dirci “grazie per la vita che mi avete dato e per esser qui questa sera”. Intanto vedeva tutti i suoi animali sul soffitto, che la aspettavano. La ascoltavo e sentivo la sua capacità di parlare che scompariva man mano e lei che cercava disperatamente le parole, per usarle fino alla fine. Io ho sempre preferito le immagini alle parole: come fai a descrivere il concetto di libertà? Ci riesci dipingendo un enorme quadro blu, il linguaggio invece è inadeguato.
La forza di Lou
Nel film non c’è un eroe con cui identificarsi: alla fine vediamo il mondo con gli occhi di un cane… Uno dei miei insegnanti di filosofia mi ha fatto riflettere su una frase che ho messo nel film: “Ci sentiamo tristi senza esserlo intimamente”. Ho cercato di lavorarci sopra e mi sono convinta che l’antidoto è l’amore. Tutto gira intorno all’amore: anche il suicidio, che è un tentativo di ricerca della libertà assoluta, di amore per la libertà assoluta. Ma come dico io, la filosofia che studio è hard core. Lou è nel film, lo è il suo spirito. Heart of a Dog l’abbiamo cominciato insieme: abbiamo molto discusso su come doveva essere, sul tema dell’usare la forza ma in modo semplice. In 21 anni abbiamo litigato, ci siamo arrabbiati, abbiamo discusso. Mi ha fatto sentire frustrata, ma non mi ha mai annoiato. Il film è anche una mia riflessione sulla sua forza, la sua energia: aveva una raccolta di spade orientali e io ho cercato di irrobustirmi per usarle come faceva lui. Ma non ci sono riuscita.