Karl Marx da giovane, quando la passione ideologica occupava tutti i pensieri di quello che sarebbe stato il padre del partito comunista e l’iniziatore, con Engels, dell’analisi lucida sul tempo post rivoluzione industriale che ha allungato le sue braccia fino a noi. Questo il centro vibrante del film Il giovane Karl Marx (distribuito da Wanted) che si concentra sui fatti accaduti tra Germania, Francia, Belgio e Inghilterra attraverso una manciata di anni, quando appunto, la rivoluzione contro la crudeltà del sistema economico e produttivo poneva le sue radici. Nel 1843 Marx pubblica sulla Gazzetta Renana un articolo contro una nuova legge ingiusta, volta a giustificare la violenza dei proprietari terrieri contro il proletariato. Per descriverne l’assunto il regista haitiano Raoul Peck (da sempre autore tenace di un cinema militante) sceglie la sua rappresentazione più diretta, ponendoci fin da subito di fronte ad una scelta formale inaquivocabile: coniugare l’idea alla realtà, trasformare l’astratto in concreto legando sempre azione e pensiero, al di là degli slogan della dottrina teorica. Fare con la macchina da presa quello che Marx e Engels avevano fatto di fronte ai rappresentanti della Lega dei Giusti, superare ogni retorica, irridere l’utopia e l’astrazione.
L’inizio è illuminante sul metodo scelto per questo film. In un bosco un gruppo di poverissimi della società raccoglie rami secchi quando all’improvviso la polizia a cavallo arriva violenta e irragionevole a punire i “ladri”. Nel frattempo una voce off pronuncia alcuni brani di quell’articolo sulla proprietà: “si stacca dalla proprietà ciò che è già staccato da essa. Voi possedete l’albero, ma l’albero non possiede più quei rami”. Lontano dal cinema di pura parola, Peck ci mostra le immagini di popoli e lavoratori. Il punto di partenza, la scommessa, è come sia possibile raccontare il percorso di un pensiero senza cadere nel didascalismo o nella pura didattica. Come affiancare l’approccio rosselliniano, che proprio sul Marx si era soffermato e fermato, e adeguarlo alle coscienze del presente? Il risultato è un film sul conflitto costante dentro e grazie al quale Marx e Engels hanno potuto aprire una breccia nei movimenti più o meno spontanei sorti in tutta Europa.
Osservatori acuti dell’universo traballante che li circonda, tra monarchie arroccate ancora ai propri privilegi, nuovi contesti socio economici e carestie destinate a durare, i due filosofi decidono che interpretare il mondo non è sufficiente, bisogna cambiarlo, e per farlo lavorano alla stesura di testi destinati a far nascere nel popolo una maggiore consapevolezza, fino alla stesura del Manifesto del Partito Comunista, con cui si chiude il film. “L’ignoranza non ha mai aiutato nessuno”, sosteneva Marx, che voleva strutturare una dottrina costruttiva e offrire una base teorica ai lavoratori, perché il loro agire fosse sostenuto da un pensiero inattaccabile. E lo ripete spesso “questo” Marx, ormai trentenne e stanco, desideroso di prendersi cura della sua famiglia, ma destinato a sconvolgere il pensiero politico globale.
Per questo Peck ritrae il protagonista spesso chino sui fogli e sui libri, con la voglia di scrivere libri e di trovare chiavi di lettura appropriate per essere trasformate in un gesto ribelle dalla lunga onda. “Da Marx ho imparato l’analisi di una società capitalistica che è la stessa in cui viviamo oggi”, dice Peck. Proprio oggi che le crisi finanziarie si susseguono, la popolarità di Marx è cresciuta moltissimo e e riviste di costume e di finanza gli hanno dedicato la copertina, mentre un sondaggio della BBC lo ha collocato in vetta alla classifica dei pensatori più importanti del Novecento. “Non è solo una questione di rabbia e lotta per le strade. Si tratta del modo in cui pensi, in cui organizzi, analizzi e l’uso che fai dei risultati di quell’analisi” spiega Peck, reduce dal fortunato documentario I Am Not Your Negro, che ha riportato l’attenzione sulla figura di James Baldwin e sulla sua militanza nel movimento per i diritti civili americani. Il legame con Marx lo costruisce lo stesso Raoul Peck nel finale del Giovane Karl Marx, con le immagini di centosettant’anni di lotte contro il capitalismo sulle note di Like a Rolling Stone di Bob Dylan. L’altroieri è uguale all’oggi. E viene in mente Lumumba, il film di Peck sul leader del Movimento Nazionale Congolese di Liberazione che cercò di portare la democrazia in Congo proprio attraverso la teoria marxiana.