Il cinema di I colori della notte: Manetti bros., Nichetti e Corneau

L’ARRIVO DI WANG
A Roma, un’interprete viene convocata d’urgenza in una sorta di bunker per un lavoro segretissimo. Deve tradurre i passi dell’interrogatorio di un misterioso ospite che viene tenuto rigorosamente nascosto nel buio e si esprime solo in cinese. Ma la cui provenienza è ben altra. È uno dei più sfortunati film dei Manetti Bros., e anche uno dei più belli. Se non altro per la pazzesca sfrontatezza con cui affrontano una volta di più il cinema di genere (qui la fantascienza apocalittica, ma è già dire troppo) con la forza e l’entusiasmo (e il budget praticamente inesistente) dei maestri acclarati del B-Movie. Dialoghi brillanti, idee a profusione, sorprese, ribaltamenti e uno sberleffo finale sorprendente che fa a pezzi il buonismo a tutti i costi. Grandissima prova del compianto Ennio Fantastichini. È il film che I COLORI DELLA NOTTE ha scelto per ricordarlo, alla presenza dei registi e dell’attore Nicola Nocella che all’attore romano era legato da un’amicizia fraterna.

 

 

DOMANI SI BALLA
All’indomani del successo di Ratataplan e Ho fatto splash, caratterizzati da performance praticamente mute (anche) in ossequio al cinema slapstick d’antan, Nichetti decide nel suo terzo film di prendere la parola; e chiama a sé in un
controcanto azzardato ma a tratti sublime nientemeno che l’indimenticabile Mariangela Melato. Il soggetto, come spesso in Nichetti, è anticipatore. In un’epoca in cui le tv private erano allo stato nascente, immagina due cronisti di una scalcinata emittente locale alle prese con un’invasione aliena: da un mondo rappresentato come una spora di Meliès, l’equipaggio di una nave spaziale atterra nel giardino di una casa di riposo per “invadere” con balli e allegria un mondo condannato inesorabilmente al rigiore. Clamorose e orecchiabilissime musiche di Eugenio Bennato, una scombinata sequenza di ballo Nichetti/Melato assolutamente cult, e un sapore d’innocenza così marcato che il pubblico del 1982 non seppe cogliere. Restaurato in digitale, è forse il più oscuro e certamente il meno frequentato (anche dalla programmazione televisiva) dei film di Nichetti. Lo vedremo a I COLORI DELLA NOTTE dopo un incontro-performance con l’attore/regista che presenta la sua Autobiografia involontaria (Bietti Edizioni).

 

CODICE D’ONORE                                                                                                                                                                        Storia crepuscolare di gangster a fine corsa, Codice d’onore di Alain Corneau offre a Montand la possibilità di interpretare un antieroe  stanco e disincantato, avvolto da un antico senso dell’onore, alle prese con l’irruena e la vitalità della nuova delinquenza (qui incarnata da un rude Depardieu, bravissimo a tratteggiare una sorprendente inquietudine interiore). Il film convince per la felice sintesi fra l’urgenza dell’azione, il desiderio di farsi giustizia e lo scavo psicologico dei personaggi. Notturno e penetrante il gelido sguardo dell’autore porta in scena un odio dichiarato fra banditi e poliziotti con schegge di solidarietà nascosta fra duri gangster. Oltre ai dialoghu secchi ed efficaci, gesti e ambienti si dimostrano significativi per restituire al dettaglio il tono definitivo delle scelte di uomini spietati: quando si caricano le armi e si affronta la notte, nessuno ha la certezza di tornare a casa, ma tutti sono pronti a correre questo rischio. Un grande film abitato dal buio, il titolo perfetto per la NOTTE NOIR  di I COLORI DELLA NOTTE